venerdì 18 marzo 2011

mercoledì 16 marzo 2011

Roberta ricattata p. 12 - Le sevizie di Alberto

Ripartito Luca per il militare, Roberta si ritrovo' ancora sola con la

sua vita di studentessa e di schiava. Non sapeva come Luca avrebbe
reagito a cio' che era accaduto, ma non aveva il coraggio di
telefonargli, e lui non si fece sentire. Roberta decise di
concentrarsi sulla sua tesi, mentre aspettava di vedere come si
sarebbero evoluti gli eventi.

Quando Roberta non andava in universita', il fratello Alberto faceva
di lei quello che voleva. Cinque giorni dopo l'incontro con i
poliziotti, Alberto si sveglio' prima di lei. Roberta dormiva ancora.
Lui le si avvicino' nella penombra, e le tiro' giu' le coperte,
scoprendo il corpo nudo della sorella. Da diverse settimane, a Roberta
non era concesso indossare nulla la notte. Alberto si abbasso' i
calzoni del pigiama e i boxer. Roberta dormiva inclinata su un fianco,
e Alberto inizio' a strofinarle il membro semi-eretto e lo scroto sul
volto, palpandole al contempo i seni nudi e la vagina, delicatamente,
per non svegliarla subito. Le strofino' il membro sulle guance, e
sulle labbra, leggermente dischiuse, spingendo il glande fra di esse.
Quando Roberta si sveglio', aveva il membro di Alberto in bocca e due
dita di lui nella vagina.

- Succhia, - le ordino' Alberto appena lei apri' gli occhi. Roberta lo
guardo', per qualche secondo, ancora intontita dal sonno, e poi chiuse
le labbra attorno al membro di suo fratello, iniziando a succhiarlo
delicatamente e accarezzarlo con la lingua, mentre lui continuava a
penetrarla con le dita. Alberto teneva la sorella in un regime di
completa sottomissione, e nei giorni precedenti non aveva esitato a
frustarla severamente con la cinghia ogni volta che il comportamento
di Roberta non aveva corrisposto alle sue aspettative. Alberto lascio'
che la sorella glielo succhiasse per qualche minuto, quindi sfilo' le
dita e si ritrasse dalla bocca di lei.

- Vestiti da serva, apri tende e finestre, e vieni a prepararmi la
colazione.

Roberta si alzo' da letto, obbediente. Il "vestito da serva" a cui
Alberto si riferiva era composto unicamente da un paio di scarpe nere,
i tacchi piu' alti che aveva, e un grembiule bianco, allacciato dietro
la schiena, che le lasciava scoperti le natiche e i seni. Alberto
aveva fatto di quei due pezzi la divisa di Roberta. Indossati quegli
abiti, Roberta apri' le tende e le finestre. Vivevano in un
appartamento, e Roberta sapeva che, da alcune finestre del palazzo di
fronte, potevano vederla. Questo la metteva in imbarazzo, ma ogni
volta che aveva tentato di discuterne con Alberto ne aveva ricavato
solo una sonora sculacciata.

Aperte le finestre, Roberta si diresse in cucina, dove il fratello la
stava aspettando. Si era tolto il pigiama, e indossava solo una giacca
da camera. Roberta fece il caffe' e apparecchio' la tavola per lui,
sistemandogli di fronte una tazza da caffelatte, una scatola di
biscotti, una zuccheriera con dosatore e un portatovaglioli. Torno'
quindi ai fornelli per attendere che il caffe' venisse su. Alberto,
mentre aspettava, prese un grosso cucchiaio di legno dalla credenza e
inizio' a giocherellarci, usandolo due volte per colpire le natiche
nude della sorella, dopodiche' si ando' a sedere a tavola.

Quando il caffe' fu pronto, Roberta verso' il caffelatte nella tazza
di Alberto, aggiungendo due dosi di zucchero con il dosatore. - Sali
in piedi sul tavolo, - le disse quindi Alberto. Quest'ordine non
faceva parte della solita routine. Roberta sali' sul tavolo, rivolta
verso Alberto. Il ragazzo la guardo'; da quella posizione, vedeva bene
la fessura pelosa della sorella. - Girati di spalle e accucciati
lentamente.

Roberta, tremando, obbedi'. Non sapeva cosa il fratello avesse in
mente, e questo la spaventava. Alberto aspetto' che la ragazza si
fosse accucciata al punto di rendere le sue natiche accessibili.
Quindi, Roberta senti' che il fratello le divaricava le natiche con le
mani, e subito dopo avverti' il contatto del manico del cucchiaio di
legno contro il suo ano. Rabbrividi', ma rimase in silenzio, gemendo
appena mentre Alberto spingeva il cucchiaio dentro di lei. Quella
sevizia la terrorizzava; sentiva il manico lungo e duro del cucchiaio
che entrava nel suo retto, ma non osava dir nulla, per paura di
peggiorare le cose. Alberto spinse tre quarti del lungo cucchiaio di
legno dentro l'ano della sorella.

- Ora mescolami il caffelatte, - le ordino'. Roberta trattenne le
lacrime a stento. Benche' fosse ormai abituata alle umiliazioni
quotidiane che Alberto le riservava, non era mai stata costretta a far
nulla di cosi' osceno. Il cuore le batteva forte. - Stai bene attenta
a non rovesciarlo, - la minaccio' lui.

Roberta sollevo' delicatamente le natiche, spostandosi con difficolta'
in posizione. Ci vollero due tentativi prima che, abbassandosi,
riuscisse a immergere il cucchiaio nel caffelatte di Alberto. Quindi,
inizio' a ruotare i fianchi, cercando di controllare i movimenti del
cucchiaio. I tacchi alti contribuivano a renderle difficile mantenere
l'equilibrio. - Non stai mescolando bene, - disse Alberto. - Devi
muoverti piu' velocemente. Non dirmi che ti vergogni, niente e' troppo
sporco per una tettona mangiamerda come te.
con piu' decisione. Alberto sorrideva, guardando le grosse natiche
rotonde di Roberta che si muovevano di fronte a lei, rese ancora piu'
oscenamente invitanti dall'oggetto di legno che fuoriusciva dall'ano
della ragazza. Lascio' che Roberta mescolasse il suo caffelatte in
quel modo sconcio per diversi minuti, per assaporare l'umiliazione
della ragazza, quindi la interruppe. - Scendi dal tavolo. Sai cosa
devi fare. E lascia il cucchiaio al suo posto.

Roberta sollevo' le natiche, rimuovendo il cucchiaio dalla tazza, e
scese dal tavolo. Quindi, si mise carponi e striscio' sotto il tavolo.
Senza usare le mani, cerco' il membro di Alberto con la bocca,
scostando i lembi della giacca da camera del ragazzo. Trovarlo non fu
difficile. Il disgustoso spettacolo che Roberta gli aveva appena dato
gliel'aveva fatto diventare ben duro. Roberta lo prese tutto in bocca,
e inizio' a muovere la testa avanti e indietro per servirlo come era
abituata a fare quando Alberto sedeva a tavola.

Alberto fece colazione con calma, godendosi il piacere che la bocca di
Roberta gli procurava ma, a parte questo, ignorandola. Era evidente
che lo eccitava molto trattare la sorella come se fosse un animale
domestico o un giocattolo sessuale. Roberta subiva questo trattamento,
dicendosi di non avere alternative, ma in effetti questa continua
umiliazione le procurava, suo malgrado, una continua eccitazione. La
paura delle punizioni che Alberto aveva dimostrato di saperle
infliggere non faceva che aumentare questa umiliante eccitazione.

Quando Alberto ebbe finito la colazione, sposto' la sedia indietro. -
Mostrami il culo, - ordino' a Roberta. Senza alzarsi da terra, Roberta
giro' su se stessa, appoggiando poi il viso al pavimento e sollevando
piu' che poteva le natiche. Alberto le prese a piene mani, palpandole
vigorosamente e stringendole attorno al cucchiaio. Quindi, afferro'
l'oggetto e lo sfilo' dall'ano della ragazza. - Dammi la bocca ora, -
le disse. Nuovamente, Roberta giro' su se stessa, tornando a volgersi
verso il fratello seduto. Alberto rivolse il manico del cucchiaio
verso il viso della ragazza. - Sporgi in fuori quei labbroni da
succhiacazzi, e prendilo tutto in bocca, - le ordino'.

Roberta obbedi', tenendo le mani per terra e prendendo il manico del
cucchiaio in bocca, mentre sporgeva in fuori le labbra come chi fa il
gesto di mandare un gran bacio, ma tenendole ovviamente serrate
attorno al manico di legno. Nonostante a Roberta fosse ordinato di
tenere i suoi buchi ben puliti, l'oggetto non poteva che essere un po'
sporco. Alberto inizio' a muoverlo lentamente verso l'interno e verso
l'esterno, usandolo per fottere la bocca della sorella.

- Lecca e succhia bene, - le ordino', - ti conviene che sia bello
pulito, quando lo tirero' fuori da quella bocca.

Roberta annui'. Suo malgrado, inizio' a succhiarlo piu' intensamente,
leccandolo con cura. Alberto continuava a muoverlo dentro e fuori,
fissando la sorella che, come era stata abituata a fare, lo guardava a
sua volta negli occhi. - Ti piace il sapore della tua merda, vero? -
le chiese lui. Roberta annui' debolmente. Alberto le sorrise, e sfilo'
il cucchiaio, controllando che fosse pulito come richiesto. - Hai
leccato bene, - disse a Roberta, - per ora le tue chiappone hanno
evitato la cinghia.

Alberto si accese una sigaretta. - Ora vai in bagno a lavarti la
bocca. Io ti raggiungero' fra poco, vengo a fare una doccia.

Roberta fece per alzarsi, ma Alberto la fermo'. - A quattro zampe, -
le disse, - non ti ho autorizzato ad alzarti in piedi. - Roberta
mormoro' - scusami, - e torno' carponi, allontandosi lentamente.
Roberta sapeva che gli occhi del fratello erano fissi sulla sua vagina
e le sue natiche. - Sculetta, cagna, - le disse lui. Roberta chiuse
gli occhi per ricacciare le lacrime, e inizio' a muovere i fianchi
mentre usciva, strisciando carponi, dalla cucina.

Quando fu nel bagno, Roberta si rese conto che non poteva lavarsi i
denti nel lavandino senza alzarsi in piedi. Timorosa della reazione
che Alberto avrebbe avuto, se fosse entrato in bagno e l'avesse
trovata in piedi, prese lo spazzolino e il dentifricio e si ridusse a
lavarsi i denti nel bidet. Per qualche motivo, questo gesto le
strappo' nuove lacrime. Si rendeva conto di aver perso ogni diritto a
una vita normale, umana. Piangendo, si sciacquo' abbondantemente la
bocca, finche' non ebbe completamente cancellato il sapore che Alberto
l'aveva costretta ad assaggiare.

L'arrivo di Alberto la distrasse dai suoi disperati pensieri. Il
ragazzo la guardo' con un'occhiata sprezzante, e si sfilo' la giacca
da camera, gettandola per terra e rivelando la sua notevole erezione.
Roberta conosceva bene, ormai, il membro del fratello, e non riusciva
a non sentirsi in soggezione di fronte alla sua vigorosa mascolinita'.
Alberto entro' nella doccia e apri' l'acqua, senza chiudere l'antina
scorrevole del box.

- Vieni a insaponarmi l'uccello, puttana, - disse alla sorella,
passandosi le mani nei capelli per sciacquarli. Roberta si sposto'
carponi fino a entrare per meta' nella doccia, fermandosi di fronte al
corpo nudo di Alberto. Raccolse una saponetta che Alberto aveva
lasciato cadere sul pavimento della doccia, e si insapono' le mani,
iniziando poi a massaggiare il grosso membro del fratello con
entrambe. Mentre Alberto si lavava i capelli e il resto del corpo,
Roberta gli massaggiava delicatamente il membro e lo scroto. Quando
Alberto ebbe finito di lavarsi, Roberta smise di insaponarlo per
lasciare che si sciacquasse. Terminata anche questa operazione,
Alberto chiuse l'acqua, e Roberta si tiro' rapidamente indietro per
fargli spazio. Alberto usci' dalla doccia, e si mise l'accappatoio. -
Guardami l'uccello e sgrillettati, - le disse, mentre iniziava ad
asciugarsi. Aveva l'accappatoio slacciato, e la sua erezione era ben
in vista. Inginocchiata di fronte a lui, Roberta inizio' suo malgrado
ad accarezzarsi il clitoride, tenendo gli occhi fissi sul membro di
Alberto. Lui si asciugo' con calma, ignorandola completamente.

Quando Alberto fu asciutto, torno' a guardare Roberta. La ragazza, con
gli occhi ancora fissi sul membro di Alberto, attendeva con
apprensione i prossimi ordini. In genere, al termine della doccia,
Alberto la portava in camera e la scopava brutalmente. Quel giorno,
tuttavia, Roberta aveva la sensazione che le sarebbe capitato qualcosa
di ancora peggiore... peggiore di essere violentata da suo fratello e
riceverne lo sperma.

- Vai nella doccia, - le ordino' lui. Roberta alzo' lo sguardo,
incerta, me obbedi', entrando nella doccia, restando in ginocchio. -
Ora mettiti accucciata, rivolta verso di me. - Roberta si volse verso
Alberto, e si alzo' da inginocchiata, per accucciarsi come le era
stato ordinato. - A gambe larghe, cagna, - la rimprovero' Alberto.
Roberta mormoro' ancora - scusami, - e divarico' le gambe.

Alberto la guardo' con un sorriso particolarmente lussurioso. - Ora
piscia, - le disse semplicemente. Roberta impallidi'. Non si trattava
di qualcosa di piu' umiliante di quello che aveva subito poco prima,
ma non aveva mai orinato di fronte ad Alberto, e la cosa le pareva
ripugnante. - Per favore, - singhiozzo', - abbi pieta'... questo...
no...

Alberto scosse il capo. - Ti ho detto di pisciare. - Il tono della sua
voce non ammetteva repliche. Roberta chiuse gli occhi. Lui sorrise. -
No, - le disse, - guardami.

Roberta apri' gli occhi nuovamente, guardando Alberto. Il suo volto
era rosso di vergogna. Quindi, inizio' a orinare sul fondo della
doccia. Al primo getto, lo scroscio le fece percepire piu'
intensamente la vergogna, e si interruppe un istante. Non aveva
scelta. Riprese a orinare. Pur non potendo guardare in basso,
immaginava la pozza di urina che si allargava sul fondo della doccia,
bagnando le suole e i tacchi delle sue eleganti scarpe. Alberto piego'
il capo per guardare meglio fra le cosce della sorella. Roberta non
poteva fare a meno di pensare allo spettacolo degradante che stava
dando, con la vagina aperta, i grossi seni nudi, e quel getto
d'urina... non era altro che la cagnetta di suo fratello.

Alberto lascio' che il getto terminasse, e torno' a guardare gli occhi
di lei, quasi febbricitanti di umiliazione. Mosse un passo avanti, e
mise il membro, ancora una volta, in bocca a quella bella ragazza a
sua totale disposizione. Trattenendola per la nuca, si assicuro' che
il proprio glande le scivolasse nella gola, e la prese in quel modo
per un po'. Quindi, si allontano' nuovamente, tornando a squadrare il
bel corpo nudo di Roberta. La ragazza era ancora accucciata, tremante,
piangeva, e attendeva impaurita la prossima umiliazione.

- Che ne diresti se ti ordinassi di cagare, ora? - disse Alberto. -
Cagare nella doccia e poi spalmarti la merda sulla fica, tutto da
sola. Sono certo che ti ecciterebbe da morire.

Roberta spalanco' gli occhi, scuotendo il capo, in un gesto di
disperata implorazione. Alberto sorrise, e apri' un mobiletto in cui
la loro madre teneva le mollette da bucato. Fissando Roberta, ancora
accucciata in attesa, le applico' due mollette ai capezzoli. Quindi
aggiunse un po' di mollette ai seni della sorella, disponendole in
cerchio attorno al capezzolo. I morsi delle mollette erano dolorosi,
ma Roberta aveva troppa paura di quello di cui Alberto l'aveva
minacciata per disturbarlo con gemiti di dolore. A ogni nuova
molletta, mormoro' - grazie.

Quando Alberto le ebbe sistemato i seni con una decina di mollette,
allungo' la mano, appoggiando due dita sulle labbra della ragazza, e
costringendola a prenderle in bocca. Senza neppure che le fosse
ordinato, Roberta inizio' a succhiare le dita che il fratello le aveva
messo in bocca, docilmente, guardandolo ancora con occhi imploranti.
Alberto la lascio' fare. - Caga, - le disse poi, seccamente. Gli occhi
di Roberta si riempirono di lacrime, come se avesse ricevuto una
frustata. Lo sguardo gelido di Alberto non lasciava dubbi sul fatto
che il ragazzo stesse parlando seriamente, ma Roberta non riusciva a
convincere il proprio corpo e la propria mente a collaborare.

- Se disobbedisci, le tue tette riceveranno una punizione che lascera'
qualche segno. Dovremmo essere avanzata una mensola dalla libreria
nuova, e i chiodi li abbiamo. Se preferisci, posso inchiodarti le
tette alla mensola. Potresti usarla come vassoio per portarmi da bere.

Roberta rabbrividi'. Alberto la accarezzo' con la mano libera,
asciugandole le lacrime. - Lo faro' davvero, puttana, se non cominci
immediatamente a fare quello che ti ho detto.

Quelle parole impedirono a Roberta di esitare oltre. Dai suoi occhi
scendeva un vero fiume di lacrime. Inizio' a defecare nella doccia.
Alberto sorrise, storcendo il naso per l'odore, per umiliarla
ulteriormente. - Ancora, - le disse.

Roberta continuo'. Sentiva, vicino ai piedi, il calore proveniente
dalle sue feci, e percepiva il loro odore. Alberto questa volta non si
limitava a guardare il gesto in se'; era altrettanto piacevole, per
lui, guardare il bel volto della sorella, distrutto dall'umiliazione.
Quando Roberta non fu piu' in grado di defecare, scosse il capo,
dicendo qualcosa che venne reso inintelleggibile dalle due dita che
Alberto le teneva ancora in bocca. - L'hai fatta tutta, cagnetta? - le
disse. Roberta annui' fra le lacrime.

- Sai cosa devi fare, ora, no? - le disse lui, sfilandole le dita di
bocca per fare un passo indietro, e guardarla da una prospettiva
migliore. - Strofinati la merda sulla fica.

Roberta si ricordo' di quando il Marchi le aveva detto che prima o poi
sarebbe stata costretta a riempirsi la vagina di feci. Roberta aveva
sempre sperato che nessuno dei suoi ricattatori sarebbe arrivato a
qualcosa di cosi' rivoltante, ma comunque non si sarebbe mai aspettata
che a darle un ordine simile fosse suo fratello. Allungo' le mani
tremanti, cercando di ricacciare l'impulso a vomitare. Prese una
manciata di feci, e le porto' lentamente alla sua vagina aperta.
Quindi, inizio' a strofinarle su di essa. Alberto la guardava, e il
suo membro era cosi' eretto che spuntava quasi completamente
dall'accappatoio. - Spingila anche dentro, - le ordino'. Roberta fece
cenno di si' col capo. Con due dita, spinse parte di quella immondizia
dentro di se'. Sentire il calore delle sue feci nella vagina e sul
clitoride le provoco' una ignobile sensazione di piacere, e questo le
fece versare nuove lacrime.

Alberto si avvicino', e le stacco' una molletta dal seno sinistro,
tirandola con un gesto brusco che le strappo' un acuto gemito di
dolore. - Prendine ancora, - le disse. Roberta allungo' una mano e
prese una nuova manciata di escrementi, mentre lui le staccava altre
due mollette, una per ciascuna mammella. Di nuovo Roberta comincio' a
strofinarsi gli escrementi sulla vagina. Quel gesto fece si' che gli
escrementi che si era infilata dentro venissero spinti piu' in
profondita'. Alberto continuava a staccarle le mollette una a una,
finche' restarono solo quelle fissate ai capezzoli della ragazza.

Quindi, Alberto prese uno stick di deodorante dalla toilette. Lo porse
a Roberta. - Usa questo per spingere tutto bene a fondo, - le ordino'.
Roberta prese lo stick, stando ben attenta a non toccare la mano di
Alberto con le sue mani sozze. Porto' lo stick fra le proprie cosce, e
lo fece scivolare lentamente tutto dentro alla propria vagina.

Alberto le sorrise, guardandola mentre prendeva tutto lo stick. -
Lascialo li', - le ordino'. Prese le ultime due mollette, afferrandole
per le ganasce, stringendole con forza sui delicati capezzoli della
ragazza, stringendo finche' il gemito di dolore di Roberta non
divento' quasi un urlo. Quindi, li stacco' con un gesto cosi' brusco
che Roberta temette che le avesse strappato la carne. - Il resto
mettilo sulle poppe, con due mani - disse Alberto, accennando
all'ultimo mucchietto di feci che giaceva sul pavimento della doccia.

Roberta raccolse gli escrementi con entrambe le mani e inizio' a
spalmarseli sui seni nudi e ancora doloranti. Alberto si avvicino',
entrando nella doccia, stando attento a non appoggiare i piedi sullo
sporco. Quindi, prese la testa di Roberta, costringendola a sporgersi
in avanti e prenderglielo ancora una volta in bocca. Con calma,
inizio' a scopare la bocca di Roberta in lunghi, profondi movimenti,
che gradualmente divennero piu' veloci. Roberta sentiva che Alberto
non aveva mai avuto un'erezione simile in precedenza. Il ragazzo le
prese la bocca con violenza e a lungo, allontanandola poi di colpo,
appena in tempo per schizzare il proprio sperma sul bel volto della
sorella. I getti furono abbondanti e numerosi quanto la sua erezione
era potente.

Quando si fu scaricato del tutto, ed essersi ripulito nei capelli
della sorella, apri' nuovamente l'acqua della doccia, lasciando che
scrosciasse sul corpo prostrato di Roberta. - Per ora ho finito, - le
disse. - Lavati molto bene. Fra poco dovrai prepararmi il pranzo, e
non voglio sentire il puzzo della tua merda in cucina. Ti chiudo a
chiave. Verro' a riprenderti fra mezz'ora.

Senza aggiungere altro, richiuse l'accappatoio e usci', chiudendo
Roberta nel bagno. Roberta rimase a lungo a piangere inginocchiata
nella doccia, mentre le sue mani, quasi meccanicamente, cercavano di
rimuovere l'immonda sporcizia che le insozzava il corpo nudo.

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- Oggi e' il compleanno di nostro cugino Paolo, - disse Alberto, quando la
sorella rientro' in cucina. - La zia ci ha invitato e mi ha chiesto se
avremmo potuto guardarle i bambini mentre lei va a fare una commissione. Ti
ho messo i vestiti sul letto. Vai a vestirti.

- Si, padrone, - mormoro' Roberta. Mentre lei si voltava per recarsi in
camera, nuda eccetto per i tacchi alti, Alberto le diede un'occhiata
divertita. Roberta non aveva intenzione di disobbedire al crudele fratello,
ma era molto preoccupata. Paolo aveva undici anni. Alla festa ci sarebbero
stati molti bambini, e genitori dei bambini. Lei temeva che Alberto ne
avrebbe aprofittato, in qualche modo, per umiliarla pubblicamente, ma non
riusciva a immaginare quanto Alberto avrebbe osato. Ovviamente, non era nel
suo interesse lasciar trapelare nulla dei propri rapporti con Roberta.

Quando giunse di fronte al letto, Roberta si fermo', raggelata.
L'abbigliamento scelto da suo fratello comprendeva un top di lana
sottile, aderente, rosa confetto; una minigonna bianca con le frange che
Roberta non indossava dai primi anni del liceo; autoreggenti rosa; e un paio
di sandali bianchi col tacco. Roberta senti' il cuore che le batteva
all'impazzata. Non poteva presentarsi di fronte ad amici e parenti vestita
in quel modo...

Pensando alle punizioni che Alberto era solito infliggerle quando la sorella
disobbediva ai suoi ordini, Roberta si fece coraggio e prese il top,
tremando, e lo indosso' lentamente. Anche questo indumento era di diversi
anni prima. I seni maturi e grossi di Roberta lo riempivano completamente,
sollevandolo in modo tale che l'ombelico restava completamente scoperto.
Vedendosi nello specchio, Roberta fu colta da una sensazione di disgusto e
disperazione, e se lo sfilo', buttandolo sul letto e prendendosi il volto
fra le mani mentre le lacrime le riempivano gli occhi.

Fu riportata alla realta' da una forte pacca sulle natiche, che la fece
sussultare. Dietro di lei era apparso Alberto. - Non ti ho ordinato di
provarteli, i vestiti, - le disse, - ti ho ordinato di indossarli. Per quale
motivo ti sei tolta il top?

Il tono di Alberto era inequivocabile. - Chiedo perdono, padrone, - mormoro'
Roberta, riprendendo in fretta il top, e tornando a infilarselo sotto
lo sguardo gelido di Alberto. Alberto sorrise, avvicinandosi a Roberta,
minaccioso. - Non sai che non devi discutere i miei ordini? Pensi che quella
roba non sia adatta a una scrofa come te?

- Si, padrone, e' adatta, - mormoro' lei, piangendo. - Ho sbagliato, chiedo
scusa...

- Chiedere scusa non serve, - rispose lui, severamente. - Hai bisogno di una
punizione che non potrai dimenticare. - La guardo' con calma,
esaminando il corpo seminudo della sorella, per decidere come sarebbe stata
punita. - Ti sembrerebbe appropriato se ti facessi togliere
tutto lo schifoso pelo che hai su quella fica da sborra? Avere la fica
liscia ti aiuterebbe a ricordare come comportarti?

Roberta rabbrividi', mentre nuove lacrime le riempivano gli occhi. Non
poteva immaginare una punizione piu' terribile di quella che Alberto
le stava proponendo, ma sapeva che se non l'avesse compiaciuto, lui ne
avrebbe sicuramente trovata una. Suo malgrado, cerco' di compiacere
Alberto con la sua risposta, con la disperazione nel cuore per quello che
era costretta a dire. - Si, padrone... - mormoro' debolmente, -
merito... che la mia fica da sborra sia rasata...

- Bene, - rispose lui, infilandole una mano fra le cosce e palpandole
lentamente la vagina mentre parlava. - Questo trattamento ti fara'
apparire come una bambinetta, una bambinetta obbediente con due tettone da
scrofa. Ti piace che la gente pensi a te in questo modo?

- S... si, padrone - mormoro' ancora lei. - Voglio... vorrei tanto sembrare
una bambinetta con due tettone da scrofa, padrone...

Alberto sfilo' la mano. - Vai in bagno e depilati pube e fica, - le ordino'
con voce gelida. - Inoltre, dipingiti con smalto rosso le unghie delle mani
e dei piedi. Hai quindici minuti.

Roberta corse in bagno, con i tacchi alti che ticchettavano sul pavimento.
Dapprima si dipinse le unghie come le era stato ordinato. Sapeva come
sarebbero apparse, attraverso le calze rosa, con i sandali che le lasciavano
scoperte le dita: avrebbero fatto pensare a una prostituta. Ma non era
questa la parte peggiore. Cerco' di smettere di tremare, e inizio' a
tagliarsi i peli del pube e della vagina con le forbici. Quando furono
abbastanza corti, cerco' il rasoio che usava per depilarsi le gambe, ma per
qualche motivo non le riusci' di trovarlo. Guardando nervosamente
l'orologio, si decise a prendere la schiuma da barba e il rasoio di suo
padre. Si cosparse il sesso di schiuma, e poi inizio' a radersi con cautela.
Per depilare le labbra della vagina, dovette sistemare uno specchio da
trucco fra le proprie gambe. Quella posizione, lo strumento che stava
usando, tutto contribuiva alla sua umiliazione.

Quando fu ben rasata, torno' da Alberto. Il volto di Roberta era rigato da
grosse lacrime, e nel suo sguardo si leggeva la vergogna che provava per il
suo nuovo aspetto. Alberto la guardo' sprezzante. - Ti piace la tua nuova
fichetta, vero? Se vuoi, puoi toccartela, - le disse.

Roberta, suo malgrado, porto' la mano al proprio sesso e divarico' le gambe.
Lentamente, inizio' ad accarezzarsi la fessura, guardando Alberto negli
occhi. - Fare questo di fronte a tuo fratello, come una cagna in calore, ti
fa godere, vero, porca? - le stuzzico' lui. - Si, padrone, mi fa godere... -
mormoro' Roberta.

Alberto prese un pennarello nero e le si avvicino' lentamente. La afferro'
per un braccio e la fece voltare di spalle. In questo modo, Roberta poteva
vedere la propria immagine in un lungo specchio a muro. Stava ancora
toccandosi. - Ora completiamo la tua punizione, - disse Alberto. Roberta si
accorse che Alberto aveva aperto il pennarello e le stava scrivendo qualcosa
sulle natiche. Quando ebbe finito di scrivere, le divarico' le natiche.
Roberta rabbrividi' sentendo che lui le stava infilando il pennarello
nell'ano, e cerco', per quanto poteva, di rilassarsi per agevolare la
penetrazione. Infilato il pennarello per tre quarti nell'ano della ragazza,
Alberto le fece volgere lo sguardo allo specchio. - Guardati, - le disse, -
non sei eccitante?

Roberta volse il capo, continuando a toccarsi, e guardo' le proprie natiche.
C'era scritto "chiappe da frusta". L'estremita' del pennarello sporgeva fra
di esse. - Si, padrone, - mormoro', con gli occhi umidi di lacrime, - sono
eccitante.

Alberto si sfilo' lentamente la cinta. - Continua a guardare, - le ordino',
- e masturbati fino a venire. Poi andiamo. - Inflisse la prima violenta
cinghiata sulle natiche di Roberta. La ragazza gemette, iniziando a
masturbarsi piu' velocemente nonostante il dolore. Mentre si accarezzava le
grandi labbra e il clitoride, i suoi occhi erano fissi sulle proprie natiche
nude, degradate e frustate. Alberto le inflisse numerosi violenti colpi di
cinghia. Nonostante il dolore, oberta senti' l'orgasmo che si avvicinava
piu' rapidamente di quanto avrebbe ritenuto possibile, e infine venne sotto
gli occhi del fratello. Alberto si rimise la cinghia. - Nessun'altra
disobbedienza, oggi, o sara' peggio per te, - disse. - Ora vestiti.

Roberta abbasso' lo sguardo avvilito sugli abiti che doveva indossare, e
comincio' a vestirsi. Quando si fu messa la minigonna bianca, fu
sollevata nel vedere che, perlomeno finche' stava in piedi, l'indumento era
abbastanza lungo da nascondere l'orlo delle autoreggenti. I colori da
confetto, i sandali col tacco alto, il top troppo aderente, persino lo
smalto sulle unghie dei piedi (ben visibile attraverso le calze), tutto
contribuiva a darle un'aspetto molto equivoco, a meta' fra una teenager e
una prostituta. Alberto le fece anche sistemare i capelli in una coda di
cavallo, e non le concesse di portare gli occhiali.

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Mezz'ora dopo, erano alla porta di zia Carla. Lo sguardo che la zia diede a
Roberta quando entrarono la fece quasi tremare di vergogna. -
Scusa il ritardo, zia, - disse Alberto. Rise. - Roberta si e' voluta vestire
come una Barbie, - aggiunse. Carla annui'. - Lo vedo, - disse, con voce
gelida. - Non ci sono bambine, pero', qui. Sono tutti maschi.

Roberta, non sapendo cosa dire, si limito' a salutare sommessamente,
sforzandosi di fare un sorriso. Entrando in salotto, senti' tutti gli occhi
su di lei. Oltre a Carla, c'era un'altra signora, e una dozzina di bambini
fra i dodici e i tredici anni. Carla e la sua amica bisbigliarono qualche
commento fra di loro, con aria sprezzante, e risero.

Alberto, divertito dall'umiliazione della sorella, si sedette sul divano.
Sottovoce, ordino' a Roberta di sedersi accanto a lui. Roberta era
visibilmente tesa. Il divano era piuttosto morbido, e Roberta si rese conto
che era necessaria molta attenzione per evitare che la gonna scivolasse su
scoprendo l'orlo delle calze. Doveva anche tenere le gambe ben serrate.
Diversi bambini non riuscivano a smettere di guardarla. Per aumentare
l'imbarazzo di lei, Alberto a piu' riprese le ordino' di passargli da bere o
fare altre operazioni che la costringevano ad alzarsi e risedersi sotto gli
occhi di tutti.

- Bene, zia, quando volete...

La zia diede un'occhiata ad Alberto e alla sorella, quindi si decise. - Va
bene. Saremo di ritorno fra un paio d'ore. Se vuoi, puoi dare ai bambini la
torta che c'e' in frigo.

- Perfetto, - rispose Alberto. Carla e l'altra donna salutarono i bambini,
raccomandandosi che stessero buoni, e uscirono. Alberto chiuse la porta e
torno' in salotto. - Roberta, vai in cucina, prendi la torta e portala nella
cameretta di Paolo. Chiudi la porta. Io faccio due chiacchiere con i miei
amici qui e poi ti raggiungo.

Roberta annui', guardando il fratello con un'espressione preoccupata e
supplichevole, e dirigendosi poi in cucina. Apri' il frigo e ne trasse la
grossa torta di panna, portandola poi in cameretta. La appoggio' sulla
scrivania di Paolo, chiuse la porta, e rimase in attesa. Alberto non si vide
per cinque minuti buoni. Spiando dal buco della serratura, Roberta vide che
il fratello aveva tirato in disparte tre dei bambini piu' grandi, tra cui lo
stesso Paolo, e stava dicendo loro qualcosa sottovoce. Improvvisamente, il
gruppo si alzo', dirigendosi verso la cameretta. Roberta si scosto'
velocemente dalla porta e rimase ad aspettare che entrassero, in piedi
accanto al letto. Alberto entro' con i bambini e richiuse la porta alle
proprie spalle, dando un giro di chiave.

- Cosa... vuoi fare? - mormoro' Roberta, terrorizzata. Alberto sorrise. - Ho
deciso di fare un regalo speciale a Paolo e ai suoi amici, - disse. - Non
immagini cosa possa essere?

Roberta arrossi', scuotendo il capo. - N... no, - mormoro', dando
un'occhiata ai tre ragazzini. Non poteva credere che Alberto intendesse
costringerla ad avere rapporti sessuali con quei bambini. Lui la guardo' con
calma, e cavo' di tasca un paio di guanti di pizzo rosa. - Forse questi ti
aiuteranno a capire, - disse, porgendoli a Roberta. - Indossali.

Roberta prese i guanti, esitando, e infilo' il primo. Le arrivava al gomito.
Si accorse che le dita dall'indice al mignolo erano state cucite assieme; la
punta del pollice era cucita alla punta delle altre dita. Con quei guanti,
c'erano poche cose che Roberta poteva fare, e una di esse era masturbare un
uomo - o un bambino.

- Visto che si tratta del mio regalo, - disse Alberto, - fai la brava e non
rovinare tutto, o te ne faro' pentire. Indossa anche l'altro. -
Roberta esito', con le lacrime agli occhi, ma si infilo' il guanto sinistro.
Alberto le si avvicino' lentamente. Davanti agli sguardi dei bambini, prese
l'orlo anteriore della gonna di Roberta, facendo per sollevarlo.
Istintivamente, Roberta cerco' di trattenergli le mani, per quanto possibile
con quei guanti, mentre una lacrima le rigava la guancia. - Ti prego... -
singhiozzo', - non farmi questo...

- Credo di averti detto di fare la brava, - rispose lui, freddamente e
severamente, senza lasciare la gonna. - Togli le mani.

Roberta esito', e poi, arrossendo lascio' le mani di Alberto, abbassando le
braccia lungo i fianchi. Tremava e piangeva. Alberto la guardo' con calma e
sollevo' la gonna lentamente, scoprendo la vagina depilata di Roberta. I tre
ragazzini guardarono lo spettacolo che veniva loro offerto, arrossendo di
eccitazione. - Prima, in salotto, - disse Alberto alla sorella, - non facevi
altro che pensare agli uccelli di tutti quei bambini, vero?

Roberta esito' ancora. - S... si, - mormoro', suo malgrado. - Pensavo ai
loro... uccelli...

- Vorresti prenderli in mano uno per uno, vero?

Roberta annui' debolmente, tremando. Alberto sorrise e lascio' la gonna
della sorella. - Dovresti dir loro cosa vuoi fare, - le disse. -
Mettiti in ginocchio di fronte a loro. Guardali negli occhi e non smettere
finche' non sono io a dirtelo.

Roberta si mosse lentamente, portandosi di fronte ai tre bambini e
inginocchiandosi, i begli occhioni verdi rivolti verso di loro. Alberto la
segui'. - Mostra loro le tette, - disse Alberto, seccamente. Roberta
singhiozzo', guardando Paolo con occhi supplichevoli. Sembrava che nessuno
dei bambini provasse la minima pieta' per lei. Lo stesso Paolo la guardava
con occhi avidi, incurante dei sentimenti della cugina. Alberto si chino'
per parlare nell'orecchio. - Non ti preoccupare, tesoro, - le disse, - a
loro piaceranno le tue poppe da scrofa. - Mentre Roberta portava le mani al
top, il fratello continuo', - sembra che abbiano gradito molto anche la
vista della tua grassa fica. Se non fai la brava, dovro' concedergli di
infilarci il cazzo a turno. - Roberta rimase in silenzio, scoprendosi i seni
lentamente. Continuo' a guardare i ragazzini, che non ricambiavano piu' il
suo sguardo, intenti a osservare altro.

Alberto si era spostato verso la scrivania, come se cercasse qualcosa.
Infine, trovo' un righello di plastica pesante, e torno' da Roberta. -
Ora, solleva le tette verso di loro e implorali di toccartele, - le ordino'.
Roberta gemette. Porto' le mani ai seni. Non poteva prenderli
in mano; si limito' ad appoggiare il dorso delle mani sotto di essi e
spingerli verso l'alto.

- Vi.... vi prego, - mormoro' Roberta, cercando il coraggio. - Vi prego...
toccatele...

Alberto si chino' e colpi' Roberta sulle natiche con il righello. - Toccare
cosa?

- Toccatemi... toccatemi le tette... - mormoro' ancora lei, piangendo
debolmente. I bambini esitarono qualche istante, poi allungarono le mani e
iniziarono a palpare i seni che Roberta stava offrendo loro. Li
accarezzarono, li strinsero. Alberto li lascio' fare per diversi minuti,
godendosi lo spettacolo. Roberta continuava a guardarli negli occhi.

- Bene, - disse infine Alberto. I ragazzini ritrassero le mani dopo aver
dato ai seni di Roberta un'ultima strizzata. Alberto sorrise. Con l'indice,
tasto' i capezzoli di Roberta. - Ti sono bastate un paio di palpatine per
farli indurire, vedo, - disse. Prese le mani di Roberta e le sposto' piu' ai
lati del seno di lei. - Stringile assieme, - le disse. Roberta obbedi',
stringendosi i seni con le mani, in modo tale da far sporgere bene i
capezzoli eretti. Quindi, Alberto appoggio' il righello di plastica di
piatto su di essi. - Ora di' loro cosa vuoi fare ai loro cazzi, - disse
Alberto. Roberta esito'. - Io... voglio... - mormoro', cercando il coraggio.
Le era difficile continuare a guardarli mentre diceva quella frase, ma
riusci' a non distogliere lo sguardo. - Voglio... toccarveli....

- Se vuoi che ti autorizzi a toccarli, devi meritarlo, - le disse Alberto. -
Dovrai prendere venti colpi di righello sui capezzoli senza fiatare. -
Accarezzo' i capezzoli di Roberta con il taglio del righello, lentamente. -
Sono molto gonfi, ti faro' male. Allora, vuoi davvero prenderli in mano?

Roberta esito'. Sapeva cosa Alberto voleva da lei, e sapeva che la scelta
che le veniva concessa non era una reale scelta. - Si... - mormoro', - lo
voglio... davvero... voglio prenderli in mano... -

Alberto attese. Roberta cerco' di trattenere le lacrime. - Per favore,
colpiscimi i capezzoli, - disse, suo malgrado, - voglio tanto prenderli in
mano.

Alberto sorrise, e inflisse il primo sonoro colpo col righello sui capezzoli
della sorella, che sussulto', rimanendo a fatica in silenzio mentre le
lacrime le rigavano le guance. Alberto la colpi' ancora, e ancora. Mentre
subiva il righello, Roberta continuava a guardare i ragazzini di fronte a
lei. Non era difficile accorgersi che quello a cui stavano assistendo li
eccitava. Subi' tutti e venti i colpi sui capezzoli riuscendo a restare in
silenzio. Quindi, Alberto le indico' il letto.

- Alzati e metti la torta sul letto, - le disse. Roberta si alzo' da terra,
i seni doloranti, e appoggio' la torta sul letto come le era stato chiesto.
Si volse verso Alberto, attendendo di conoscere le sue intenzioni. - Prima
di poterli masturbare, ovviamente, - le disse lui, - devi farli eccitare.
Siediti sul letto accanto alla torta, a cosce aperte. Fagliela vedere bene.

- Ti prego... - sussurro' lei, esitando. Alberto la guardo' con crudelta'. -
Se non smetti di perdere tempo a implorare, puttana, - disse Alberto, -
quando ritornera' la zia tu starai ancora masturbando bambini, e tutti
scopriranno che razza di porca ninfomane sei.

Roberta arrossi' ancora, e si sedette sul letto, allargando le belle cosce.
- Punta i piedi sul letto, - continuo' Alberto. La sorella obbedi'. Quando i
piedi di lei furono sul letto, l'intera fessura di Roberta fu ben visibile a
tutti. Alberto diede uno sguardo ai ragazzini, per assicurarsi che
apprezzassero. I loro sguardi non lasciavano dubbi in proposito.

- Cospargitela di panna, ora, - le ordino' Alberto. Roberta lo guardo' con
la disperazione negli occhi. L'umiliazione era cosi' cocente da provocarle
un dolore quasi fisico. Tremando, allungo' una mano e prese una manciata di
panna dalla superficie della torta. Quindi, inizio' a spalmare la panna
sulla propria vagina aperta. - Infila la panna anche dentro, - disse
Alberto. Singhiozzando, Roberta introdusse un po' di panna nella propria
vagina. I guanti complicavano i suoi movimenti.

- Ora le tette, - disse Alberto. Roberta dovette prendere altre due manciate
di panna, e cospargersele sul seno nudo. - Strizzale bene mentre le ricopri
di panna, - disse Alberto. - Ai miei amici piace vedere quanto sono grasse e
molli. - Roberta obbedi'. Non potendo stringere i propri seni fra le dita,
li compresse fra le mani.- Bene, - disse quindi Alberto, avvicinandosi a
Roberta, e appoggiando il righello al viso di lei. - Ora guarda i nostri
amici e implorali di avvicinarsi e venire a leccarti fica e tette. Sii
convincente. Usa il tono che ti si addice, quello della cagna in calore.
Leccati le labbra, toccati la fica, comportati come la puttana che sei.

Roberta senti' l'impulso di protestare, dire che non poteva, ma si rese
conto che avrebbe solo peggiorato le cose. Non poteva farlo. Alzo' gli occhi
ai ragazzini. Senti' la propria voce come in un incubo. - Vi prego, -
mormoro', leccandosi lentamente le labbra dipinte di rossetto, - vi
supplico, leccate la panna... leccatemi....- Porto' una mano alla vagina,
iniziando a toccarsi con le nocche delle dita.

- Leccarti cosa? - disse Alberto, colpendola con il righello sulle cosce,
appena sopra l'orlo delle autoreggenti.

- Leccatemi... la fica... - disse lei, scoppiando in singhiozzi, - e le
tette... vi imploro... ho bisogno che mi lecchiate la fica e le tette...

I ragazzini capirono che non era uno scherzo. Le si avvicinarono. I due
amici di Paolo si misero ai lati della ragazza e iniziarono a darle lunghe
leccate ai seni. Roberta sentiva le loro lingue che scivolavano sulla sue
pelle, nell'incavo fra i seni, e sui capezzoli eretti e doloranti. Paolo
osservava. Quindi, si chino' fra le cosce di Roberta. Lei trattenne il fiato
mentre il cuginetto iniziava a leccarle le grandi labbra. Senti' la lingua
di lui girare attorno alla sua fessura, e poi spingersi dentro di essa.
Quando Paolo inizio' a leccarla all'altezza del clitoride, lei lo senti'
gonfiarsi contro la lingua del cugino, e ne provo' vergogna. Si rese conto
che si stava bagnando oscenamente.

Vedendo i due amici di Paolo che, dopo averla leccata per bene, le
succhiavano i capezzoli, Alberto sorrise. Sollevo' la gonna di Roberta, da
dietro, e appoggio' il righello sulle natiche della ragazza. - Quando sarai
sposata e incinta, - le disse, - inviteremo Stefano e Gigi a merenda, e ti
farai succhiare il latte da loro. Cosa ne dici, ti piacerebbe?

Roberta sentiva il righello che le strusciava sulle natiche. - Si, -
mormoro' fra le lacrime, - mi piacerebbe... - Alberto rise, e le colpi' le
natiche nude con forza. Quindi, cavo' di tasca una macchina fotografica
automatica. Roberta spalanco' gli occhi. - Non sto scherzando, puttana, - le
disse. - Succhieranno davvero il tuo latte. Questa mi serve per assicurarmi
che tu non decida di opporti. - Scatto' due foto della scena. - Pensa cosa
accadrebbe se queste arrivassero ai genitori di Stefano e Gigi, o alla
zia...

Roberta piangeva, impotente. I ragazzini l'avevano completamente ripulita
della panna.

- Ora mettiti seduta per terra, - le ordino' Alberto, mettendosi la macchina
fotografica in tasca e tornando alla scrivania a cercare qualcos'altro. I
ragazzini si fecero da parte per lasciare che Roberta si sedesse sul
pavimento. Non avendo dubbi sui desideri di Alberto, si sedette con le cosce
divaricate. Alberto torno' ad avvicinarsi a lei, con in mano un rotolo di
scotch e due mollette da carta. Si chino' verso di lei e le sussurro'
nell'orecchio. - Farsi fare una sega da una puttana in lacrime e' sempre
piacevole, - le disse, - ma e' ancora piu' piacevole se lei e' esposta in
modo degradante e soffre un po', non sei d'accordo?

- S... si, - sussurro' lei. - Sono d'accordo... hai ragione...

Alberto sorrise e inizio' a srotolare lo scotch. Dapprima inizio' ad
avvolgerlo attorno ai seni di Roberta, stringendoli assieme, alla base.
Applico' diversi giri di nastro adesivo, finche' non furono cosi' stretti da
sporgere in fuori gonfi e rotondi come palloncini. Li schiaffeggio' con
violenza da tutte le direzioni, come se stesse verificando la tenuta dello
scotch, strappando lacrime e gemiti alla sorella. Quindi, strappo' altri
quattro tratti di scotch. Applico' un'estremita' di ciascun pezzo di nastro
alle grandi labbra di Roberta, in quattro posizioni diverse, e le estremita'
opposte all'interno delle cosce. Il sesso e le cosce di Roberta erano ancora
umidi per la panna e la saliva dei ragazzini, e Alberto dovette aggiungere
altri tratti di scotch per assicurarsi che la presa dei primi tenesse bene.
Alla fine, lo scotch teneva la vagina di Roberta aperta in modo innaturale,
spalancata.

Soddisfatto del lavoro, Alberto applico' le due mollette ai capezzoli della
sorella. - E' ora di darsi da fare, - le sussurro' quindi, tirando le
mollette mentre le parlava. - Ci sono altri dodici bambini di la', e dovrai
aver fatto una sega a ciascuno di loro prima che torni la zia.

Roberta rabbrividi'. Si era illusa che Alberto avesse scelto tre bambini
come unici destinatari del suo "regalo". In realta', ne aveva portati in
camera solo tre semplicemente perche' aveva deciso di organizzare dei turni.

- Chiedi ai nostri amici se puoi tastarli, - le disse Alberto, continuando a
giocare con le mollette appese ai capezzoli della ragazza, tirandoli e
torcendoli lentamente. - Posso... - mormoro' lei, - posso toccarvi?
attraverso i calzoni... per favore...

I ragazzini annuirono. Roberta alzo' le mani e comincio' a tastarli con
esitazione. Tutti e tre i ragazzini sembravano avercelo ben eretto. - Sono
duri? - chiese Alberto. Roberta annui'. - Si... - mormoro', - sono duri...

- Comincia con Stefano e Gigi, - disse Alberto. Con le dita impacciate dai
guanti, Roberta slaccio' con difficolta' la patta dei due amici di Paolo.
Quindi, rabbrividendo per l'umiliazione e l'orrore, abbasso' le mutande dei
ragazzi. - Hai due mani, ci sono due cazzi da servire, - disse Alberto,
sprezzante. - Cerca di sbrigarti.

Guardando i due ragazzini con occhi umili, Roberta accolse i loro membri
eretti nell'incavo formato dai guanti fra il pollice e le altre dita.
Ricomincio' a singhiozzare mentre le sue mani iniziavano a scivolare su e
giu' su quei membri immaturi. I bambini chiusero gli occhi, rapiti dal
piacere. Roberta continuo' a massaggiarli dolcemente. Alberto si acquatto'
di fianco a lei, guardando la scena, e portando una mano sulla vagina aperta
della sorella. - Sei una bambina davvero porca, - le sussurro'. - Scommetto
che vorresti che io ti facessi un ditalino, mentre giochi con i loro cazzi.
Non e' vero?

- Si... per favore, - mormoro' lei, ancora per compiacerlo. - Per favore, un
ditalino.... - Chiedere ad Alberto di eccitarla, usando quelle parole, la
fece sentire davvero come una bambina viziosa. Senti' il fratello che
infilava il solo dito medio dentro di lei, cominciando a sondarla in
profondita', e la propria vagina che si contraeva attorno al dito di lui. Il
respiro della ragazza si fece piu' affannoso, e le sue mani iniziarono a
scivolare con maggiore vigore sui membri dei ragazzini. Mentre la fotteva
con il dito, ogni tanto Alberto lo ritraeva, le strofinava delicatamente il
clitoride, e glielo pizzicava.

Roberta sapeva che non era autorizzata a venire; anche questo divieto
contribuiva a far crescere l'animalesca eccitazione che la possedeva contro
la sua volonta'. A un tratto Alberto sollevo' la mano e gliela mise davanti
al volto. - Guarda quanto sei bagnata, vacca vogliosa, -le disse. Le dita e
il palmo di Alberto erano lucenti dei succhi che erano colati dal sesso
della ragazza. - Lecca, voglio che ti rendi conto per bene di che razza di
porca sei.

Roberta tiro' fuori la lingua e inizio' a leccare la mano di Alberto. Lui
lascio' che la ragazza gli ripulisse il palmo, e quindi le infilo' in bocca
il dito medio. Roberta lo prese e lo succhio' docilmente....

I ragazzini erano prossimi all'orgasmo. Il primo a venire fu Stefano,
gemendo ad alta voce. All'orgasmo del ragazzino non corrispose che una
minuscola eiaculazione, due gocce di liquido quasi trasparente che
scivolarono sulle dita di Roberta. Stefano lo sfilo' dalla mano di Roberta.
Alberto aveva smesso di fotterle la vagina con il dito, e si era di nuovo
armato col righello, appoggiandolo di piatto sulla fessura spalancata della
sorella. - Avresti preferito ricevere una bella razione di sborra sulla
faccia, vero, zoccola? - le sussurro', strofinando il righello contro di
lei. - S... si... lo avrei voluto... - mormoro' lei. - Le bambine con un
corpo da vacca come il tuo non dovrebbero essere cosi' golose di sborra, -
disse Alberto, simulando un tono di rimprovero paterno. - Gli uomini pensano
che tu sia una puttana appena vedono quelle grasse tette e quelculone, e il
tuo comportamento peggiora le cose. Se non impari a nascondere i tuoi
sporchi istinti, gli uomini non ti riterranno nemmeno degna di far loro da
cesso o di accoppiarsi col loro cane. Ho ragione? -

Roberta annui', continuando a masturbare l'altro bambino. - Si, e' vero... -
mormoro'. Alberto struscio' il righello con piu' forza sulla vagina aperta
della sorella, spingendo contro il clitoride. - Chiedimi di picchiarti la
fica per punizione, puttana - sibilo'. - Chiedimili di picchiarla forte e a
lungo.

- Per favore... per favore... - ansimo' lei. - Per favore picchiami la
fica... picchiamela forte e a lungo...

Alberto spinse il righello dentro la vagina di Roberta, con violenza,
strappandole un gemito di dolore. Quindi, lo ritrasse, e inizio' a colpirla
di piatto sul clitoride, con vigore. Ogni colpo strappava a Roberta un grido
soffocato, e le provocava una scossa di dolore che aveva l'effetto di
avvicinarla all'orgasmo che stava trattenendo. In quel momento venne anche
Gigi, senza eiaculazione. Mentre Alberto continuava a picchiare Roberta con
colpi secchi e ritmati sulla vagina aperta, Gigi lo sfilo' dalla mano di
Roberta e si fece avanti Paolo.

- Tocca al festeggiato, - disse Alberto. - Con lui userai entrambe le mani.
- Roberta annui', e infilo' prima la mano sinistra, poi la destra attorno al
membro di Paolo. Quindi, inizio' a pompare lentamente, con entrambe le mani.
Quando le mani di Roberta arrivavano al punto estremo del movimento verso
Paolo, il glande del ragazzino si intravedeva per un attimo fra le dita di
Roberta; per il resto del tempo, il suo membro era completamente nascosto
nelle mani della ragazza.

- Servigli le palle. Prendile in bocca e leccale, - ordino' ancora Alberto.
La sorella obbedi', chinandosi al di sotto delle proprie mani unite e
dischiudendo le labbra per prendere lo scroto del ragazzino delicatamente in
bocca. Inizio' a succhiarlo leggermente e leccarlo con dolcezza. Nel
frattempo, Alberto stava continuando a infliggere crudeli colpi col righello
sul sesso della ragazza. Roberta allargo' di piu' la bocca per prendere
l'intero scroto di Paolo, stando attenta a non stringere anche quando il
dolore inflittole dal righello la faceva sussultare. Paolo era in estasi.
Inizio' a spingere con forza nelle mani di Roberta, a un ritmo sempre piu'
frenetico. Alberto si mise a colpire la fica di Roberta a ritmo con le
spinte di Paolo. Ogni volta che il membro del ragazzino premeva nelle mani
di Roberta, questo movimento era accompagnato da una scossa di dolore nella
sua vagina.

Roberta sentiva di essere vicina a venire. Aveva un bisogno disperato che
Paolo venisse; ogni minuto in piu' la avvicinava a un orgasmo per il quale
sarebbe stata punita da Alberto. Inizio' a leccargli lo scroto sempre piu'
dolcemente, e stringere il membro con forza fra le mani, come se lo stesse
mungendo. Finalmente, Paolo venne. Roberta senti' un po' di sperma bagnarle
il palmo delle mani. Ritrasse la bocca dallo scroto del ragazzino, e si
volse verso Alberto, che stava continuando a colpirle la vagina. - Per
favore... lasciami venire... - imploro'. - Ne ho tanto bisogno... ti
prego....

Alberto sorrise, accarezzandole il volto. - Non so se te lo meriti, - disse.
- Prima di tutto, vedo che Paolo e' venuto. Ripuliscilo con la lingua.

Roberta obbedi', sfilando le mani e leccando con cura il membro del
ragazzino, ripulendolo delle scarse tracce di sperma. - Ora mettiti a
quattro zampe, con le chiappe rivolte verso i nostri amici.

- Si... si... - mormoro' lei. Si mise a quattro zampe, e si giro' in modo di
offrire ai bambini la vista delle sue natiche nude. Sapeva che, in quella
posizione, stava mostrando anche la scritta con cui Alberto le aveva
insozzato le natiche, e il pennarello che le era stato infilato nell'ano.
Tenne le cosce divaricate per mostrare anche la vagina. Alberto sfilo' il
pennarello dall'ano di Roberta.

- Ora scodinzola come una cagna, e chiedi per favore ai miei amici di
leccarti l'ano e la fica. Sarai autorizzata a venire solo quando avrai le
loro lingue in tutti i tuoi buchi.

Roberta inizio' a muovere il bacino, lentamente. - Vi prego... Gigi...
Stefano... Paolo... leccatemi... leccatemi i buchi....

Paolo fu il primo a raccogliere l'invito. Si acquatto' per terra e si chino'
fino a raggiungere la vagina di Roberta con la bocca. Inizio' a leccarla a
fondo. Stefano e Gigi esitarono, guardandosi. Evidentemente nessuno dei due
aveva mai pensato che leccare l'ano di una ragazza fosse piacevole. Infine,
Stefano si decise. Si posiziono' sopra di lei e chino' il volto, prendendo a
leccare il buco piu' intimo di Roberta. Sfinita, Roberta inizio' a venire,
un orgasmo violento, gemendo e urlando. I ragazzini continuarono a leccarla
anche dopo che era venuta, prolungando il piacere che la scuoteva. Infine,
Alberto intervenne. - Ora basta, ragazzi. Non c'e' molto tempo e bisogna
affrettare i turni.

I tre bambini non protestarono. Si riallacciarono i pantaloni. - Mandate
dentro qualcun altro, Roberta ha ancora tanta voglia, - disse Alberto.
Colpi' le natiche di Roberta con una pacca sonora. - Ne vuoi quattro, di
cazzi, questa volta? - le chiese.

Roberta, distrutta dall'umiliazione, annui'. - Si, padrone, - mormoro'. -
Quattro...

Alberto fece un cenno di intesa a Paolo. I tre fortunati uscirono con
un'aria soddisfatta. Roberta, carponi, rimase ad attendere i prossimi
bambini che l'avrebbero usata. Terminato il piacere, e rendendosi conto di
nuovo della situazione, ricomincio' a piangere. Ma sapeva che non ci sarebbe
stata pieta'....

giovedì 10 marzo 2011

Roberta ricattata p. 11 - Roberta e i poliziotti

Quando Roberta incontro' il fidanzato, fu a lungo tentata di
raccontargli tutto e chiedere il suo aiuto, ma la videocassetta di cui
Alberto era venuto in possesso glielo impediva. Era certa che Luca le
avrebbe creduto, ma altrettanto certa che gli sarebbe stata mostrata
la videocassetta. Roberta non poteva accettare l'idea che Luca
sentisse e vedesse cio' che era accaduto quel terribile pomeriggio
alla villa di Carlo. Sabato sera, Roberta e Luca cenarono insieme e
poi andarono a casa di lui, e Roberta riusci' a nascondere il proprio
imbarazzo.

Domenica pomeriggio, la casa di Luca non era disponibile. Per non
perdere il prezioso giorno libero, Luca convinse Roberta ad andare con
lui in un motel. In tarda mattinata, Roberta telefono' a Romano per
chiedergli di lasciarla libera al pomeriggio. Riusci' a ottenere
questo favore solo dicendo a Romano a che ora sarebbe uscita e dove
sarebbe andata. "Cosi' che io possa controllarti," le disse Romano.

Nel primo pomeriggio Luca giunse al portone di Roberta e le citofono'
per avvertirla che era arrivato, e che l'avrebbe aspettata in
macchina. Mentre parlava al citofono, Luca non si rese quasi conto di
essere spintonato, in modo apparentemente casuale, da un passante; ne'
si rese conto che quel passante gli aveva infilato qualcosa nella
tasca della giacca.

Venti minuti dopo erano al motel. Luca compilo' i documenti alla
reception ed ebbe la chiave. Stranamente, dentro il parcheggio del
motel sostava un'auto della polizia. Non appena Luca e Roberta furono
scesi dall'auto, dall'auto della polizia scesero due poliziotti.

- Scusi, - disse uno dei due a Luca, - aspetti, prego.

- Cosa c'è? - fece il ragazzo, preoccupato. I due poliziotti si
avvicinarono. - Un normale controllo, non si preoccupi. Abbiamo avuto
una segnalazione e dobbiamo fare alcune verifiche. Può darmi i
documenti?

- La carta d'identità è alla reception, - disse Luca, dando al
poliziotto la patente. - Sono a Monza in licenza dal militare, -
aggiunse, pensando che questo, in qualche modo, lo potesse scagionare
da qualche sospetto.

Il poliziotto esamino' il documento e annuì. - Dobbiamo perquisirvi, -
disse quindi. Diede uno sguardo ai due, e il suo occhio indugiò su
Roberta. La ragazza indossava un elegante vestitino panna, e calze
color carne. Il poliziotto le si avvicino'. - Alzi le braccia, per
favore, - disse. Quindi fece un cenno al collega, che si accinse della
perquisizione di Luca, facendolo voltare, quasi casualmente, in modo
che desse le spalle alla fidanzata.

Roberta alzo' le braccia, come richiesto, e il poliziotto le mise le
mani sui fianchi, risalendo fino alle ascelle. La ragazza rabbrividi'
quando le mani del poliziotto le passarono sui seni, in un movimento
apparentemente rapido, ma durante il quale l'uomo riusci' a dare una
veloce ma vigorosa strizzata a quella carne giovane. Le sue mani
tornarono quindi sui fianchi di Roberta, per scivolare lungo le
natiche. Quindi, il poliziotto fece scivolare il palmo della mano
destra lungo l'incavo delle natiche di Roberta, spingendo con
decisione. Roberta si rese conto che avrebbe dovuto protestare, ma non
ne ebbe il coraggio; si limito' a dare uno sguardo al poliziotto.
L'uomo noto' il suo sguardo, e la fisso'. - Se qualcosa non va, lo
dica pure, - disse, con un tono severo, fissandola con un'aria di
sfida. Roberta arrossi' e fece cenno di no con il capo; - no...
niente, - mormoro'. Il poliziotto annui', lasciando risalire la mano
lungo l'incavo delle natiche, premendo. Non c'era alcun dubbio che
quell'ultimo gesto era un semplice abuso; il poliziotto era nella
posizione di poter assaggiare di nuovo le natiche di giovani di
Roberta, e ne stava semplicemente aprofittando.

Il suo collega, in quel momento, tiro' fuori una bustina dalla tasca
di Luca. Era una bustina di cellophane, piena di una polvere bianca. -
E questa cos'e'? - disse il poliziotto, scuotendo la testa con un
sorriso sul volto, e mostrando la bustina a Luca. Il ragazzo
impallidi'. - Non lo so..., - balbetto' - io non... non e' roba mia...
non...

Roberta guardava la scena, raggelata. - Ha idea del guaio in cui si e'
cacciato, facendo una cosa del genere durante il servizio militare? -
chiese il poliziotto a Luca.

- Aspettate... io non ho fatto nulla... vi dico... insomma non e'
mia... non so...

Il poliziotto che aveva perquisito Roberta si avvicino' a sua volta a
Luca. - Cosi', sei in licenza e ti porti dietro qualcosa per
divertirti con questa baldracca in un motel, non e' cosi'?

- Un momento, lei... lei non è una prostituta, - protesto' Luca,
facendosi rosso in volto, - e' la mia fidanzata.. e quella roba...

Il poliziotto fece un ghigno. - La tua fidanzata, - disse, -
Complimenti. - Fece una lunga pausa, durante la quale Luca cerco'
ancora di spiegare che era all'oscuro della provenienza di quella
busta, senza ricevere alcuna risposta dagli agenti. Alla fine, il
primo poliziotto fece un cenno ai due ragazzi. - Entrate nella stanza,
prego.

- Sentite, credo di avere il diritto di essere ascoltato, - disse
Luca. - Potreste dirmi come mai ci stavate aspettando? Chi vi ha
segnalato cosa? Insomma...

Il poliziotto prese Luca per un braccio, bloccandolo, e sventolandogli
la bustina di fronte al naso. - Ascoltami tu, bello, - gli disse, - se
vuoi puoi venire con noi in questura e sistemare tutto subito. Decidi
tu. Puoi aprire quella porta e accomodarti nella stanza come ti
abbiamo chiesto di fare, o salire in macchina con noi.

Luca esito', senza replicare, fissando il pliziotto. Quando questi gli
lascio' il braccio, il ragazzo impugno' la chiave e apri' la porta
della stanza. Non appena furono entrati, uno dei poliziotti prese la
chiave e la uso' per chiudere la camera dall'interno, mettendola poi
in tasca.

Luca e Roberta attesero in silenzio che i poliziotti dicessero loro
qualcosa. Luca si aspettava che gli avrebbero consentito di parlare e
spiegare le sue ragioni, ma decise di essere disciplinato e di
aspettare che fossero loro a cominciare con le domande. I poliziotti
rimasero in silenzio per un po', aprendo la bustina, annusandola e
assaggiandone il contenuto con la punta della lingua. Infine, il primo
poliziotto si rivolse ai due giovani.

- Sentite, - disse, con un tono secco, - sapete tutti e due il guaio
in cui vi siete cacciati per via di questo stupido vizio. Ora sta a
voi decidere come risolverlo.

- Cosa vuol dire? - chiese Luca.

Il poliziotto guardo' Roberta senza pudore, accarezzandone con lo
sguardo le giovani e invitanti forme, le cosce, i seni, i fianchi, il
bel viso. - Penso che la signorina sappia cosa voglio dire. Non e'
cosi'?

Roberta arrossi', guardando Luca, e poi abbassando lo sguardo. Luca
stava iniziando a capire, e arrossi' a sua vota, d'ira, ma senza osare
reagire. Il poliziotto rimase ad attendere la risposta della ragazza.
- Sai cosa voglio dire, tesoro? - insistette.

- Si, - mormoro' infine Roberta. Il poliziotto sorrise e si volto'
verso Luca, portando al contempo la mano al manganello, e indicandogli
una sedia. - Tu siediti li', da bravo. E fai silenzio. Non ti voglio
sentire fiatare. - Luca esito'. Voleva reagire, ma c'era poco da fare.
Suo malgrado, si sedette. La sedia dava le spalle al resto della
stanza, che Luca vedeva solo in parte, rifessa in uno specchio di
fronte a lui.

I due poliziotti erano uomini fra i trenta e i trentacinque, entrambi
alti, spalle larghe, muscolosi. Il piu' giovane, quello che aveva
perquisito Luca, estrasse un paio di manette e le mise ai polsi del
ragazzo, che sussulto'. - Ehi, cosa stai facendo...? - protesto' Luca.
Il poliziotto sorrise e prese il manganello, puntandolo contro la
faccia del ragazzo. - Non darmi del tu, ragazzo, - gli disse,
seccamente, - e smetti di protestare.

Luca zitti'. I poliziotti si volsero verso Roberta. La ragazza chino'
il capo, tremando. - Scommetto che hai una gran voglia di farci vedere
come sei fatta, - disse il poliziotto piu' anziano, con un sorriso
crudele. - Puoi togliere il vestito, per cominciare.

Roberta annui', tremando, e porto' la mano dietro la schiena,
abbassando la zip che chiudeva il vestitino. Lascio' scivolare il
vestito a terra. I poliziotti osservarono compiaciuti le seducenti
forme della ragazza, rese ancora piu' attraenti da un completino di
pizzo color panna, completo di reggicalze, dello stesso colore delle
scarpe, col tacco alto. Anche Luca vedeva Roberta, nello specchio.
Prima di quel pomeriggio, Roberta non si era mai preparata cosi' per
lui. Luca si senti' il cuore in gola. La sensazione peggioro' quando
vide il poliziotto piu' anziano avvicinarsi a Roberta.

- Sei una splendida baldracca, - le disse, - una baldracca da pompini,
vero tesoro?

- S... si, signore, - mormoro' Roberta, con le lacrime agli occhi. Il
poliziotto sorrise e le abbasso' brutalmente le coppe del reggiseno. -
E' per questo che non hai fiatato mentre ti perquisivo, quando ti ho
strizzato le tette e ti ho palpato le chiappe... perche' sei una
baldracca abituata a obbedire, vero?

- Si', - rispose ancora Roberta, arrossendo violentemente. Luca
osservava la scena, incapace di comprendere le emozioni che lo
sconvolgevano. Vide il poliziotto che afferrava le mammelle della sua
fidanzata, fissandola negli occhi, e le strizzava, affondando la punta
delle dita nella carne morbida di Roberta. Quindi, il poliziotto
mollo' i seni della ragazza, e li colpi' con due violenti ceffoni,
facendoli ballare oscenamente. Roberta gemette di dolore, chiudendo
gli occhi solo per un istante, e tornando poi a fissare l'uomo.
- Ti piace venire picchiata, vero, vacca da sborra? - le disse il
poliziotto. Mentre Roberta suo malgrado rispondeva di si, il
poliziotto le prese il seno sinistro con una mano, strizzandolo per
far sporgere il capezzolo, che colpi' poi con una violenta pacca.
Roberta gemette ancora, e il poliziotto sorrise. - Sei molto eccitante
quando gemi di dolore, - le disse, - non vedo l'ora di sentire che
versi fai con un grosso cazzone piantato nella fica. - Le prese
l'altro seno e ne colpi', nello stesso modo, il capezzolo.

- Togliti anche le mutandine, baldracca, - disse quindi il poliziotto,
lasciandola. Roberta mormoro' - si, signore, - e le fece scivolare
giu', fino a terra, sfilando poi i piedi uno a uno. I poliziotti si
scambiarono uno sguardo. Quello piu' giovane mise le mani sulle
natiche nude della ragazza, stringendole e palpandole con gusto,
mentre l'altro le metteva una mano fra le cosce, toccandole la vagina
sotto lo sguardo allibito di Luca.

Quindi, i poliziotti si slacciarono i pantaloni della divisa. Quando
si sedettero sul letto, Luca impallidi' vedendo che l'avevano tirato
fuori entrambi. I loro membri erano grossi, gonfi. Vedendoli riflessi
nello specchio, Luca non pote' scacciare dalla mente l'impressione che
fossero entrambi molto piu' ben dotati di lui.

- Siediti qui, - disse il poliziotto piu' anziano a Roberta, - e
masturbaci mentre cominciamo ad assaggiarti.

La ragazza si sedette fra i due poliziotti, e, timidamente, allungo'
le mani, prendendo i loro membri e iniziando ad accarezzarli. I
poliziotti le spalancarono le cosce, e iniziarono a toccarla nel modo
piu' osceno. Luca vide le loro mani strizzarle i seni, infilarsi nelle
calze per palparle le cosce... poi vide il poliziotto piu' giovane
infilarle due dita nella vagina aperta ed esposta mentre l'altro le
palpava ancora i seni e le tirava i capezzoli uno per uno... Mentre le
mani di Roberta andavano su e giu' su quei grossi membri... Il
poliziotto piu' anziano ando' a cercare fra le cosce di Roberta, e la
ragazza, senza aspettare che glielo ordinassero, sollevo' il bacino
per permettergli di toccarle l'ano. Un gemito di Roberta fece capire a
Luca che il poliziotto le aveva infilato un dito nell'ano, mentre
l'altro, lasciata la vagina, le accarezzava il volto e poi le metteva
le dita in bocca.

I poliziotti continuarono a toccare Roberta ovunque, mentre lei li
serviva suo malgrado con le mani. Di quando in quando, Luca cercava di
distogliere lo sguardo, ma poi tornava a guardare, come ipnotizzato
dallo stupro della sua fidanzata.

Quando i poliziotti ebbero toccato Roberta a sufficienza, il
poliziotto piu' anziano guardo' Luca nello specchio. - Devi ammettere
che questa baldracca e' molto eccitante, seduta cosi' con la fica
aperta, - gli disse. Luca non rispose, tremando. Il poliziotto
sorrise. - Mi dispiace che ti perderai lo spettacolo di questa zoccola
con il mio cazzo in bocca.

Detto questo, prese Roberta per i capelli. - Inginocchiati davanti a
me, puttana, - le disse, - e fai il tuo dovere.

La ragazza scese dal letto, in silenzio, e si inginocchio' di fronte
al poliziotto. Ora Luca poteva vedere Roberta solo di schiena, le
splendide natiche nude. Il poliziotto la prese di nuovo per i capelli
e le spinse la testa verso il proprio membro. Roberta dischiuse le
labbra. Il grosso membro del poliziotto le riempiva la bocca. Lui la
spinse giu' finche' il suo glande gonfio non fu contro la gola della
ragazza. Quindi lascio' che lei lo servisse. Roberta inizio' a far
scivolare le sue invitanti labbra lungo l'asta turgida del poliziotto.

- Ti piace avere il cazzo di un vero uomo in bocca, vero baldracca? -
le disse il poliziotto. Roberta, suo malgrado, rispose di si'. -
Allora, voglio che mi ringrazi ogni volta che lo prendi.

Roberta arrossi' violentemente. Mentre faceva scivolare la bocca su e
giu' lungo il voluminoso membro, prese a mormorare un soffocato
'grazie' ogni volta che lo faceva scivolare dentro la propria bocca.
L'altro poliziotto, intanto, si era piazzato dietro di lei. Struscio'
il proprio membro sulla vagina e fra le natiche di Roberta. - Oh oh, -
disse il poliziotto piu' anziano, fissando Luca, - credo che la tua
fidanzata ne stia per prendere uno bello grosso su per la fica.

Roberta infatti gemette mentre il poliziotto giovane lo spingeva
dentro brutalmente. L'uomo inizio' a fottere Roberta da dietro mentre
lei continuava a far scorrere le labbra sul membro dell'altro
poliziotto, ripetendo quell'umiliante 'grazie' a ogni nuova
penetrazione della sua bocca. I suoi 'grazie' divennero piu' affannati
man mano che l'altro poliziotto spingeva piu' a fondo nella sua
vagina, strappandole gemiti di dolore e piacere.

Il poliziotto giovane prese la vagina di Roberta per alcuni minuti,
poi lo sfilo' e torno' a strusciarle il membro sulle natiche, fra le
natiche, sulla vagina, sulle cosce. Luca poteva vedere gran parte di
questi movimenti. Vide che il poliziotto infilava il membro gonfio
nelle calze di Roberta, iniziando a strusciarlo fra la seta della
calza e la pelle nuda della coscia. Nello stesso tempo, il poliziotto
si slaccio' la cintura. Il suo collega vide quel movimento e prese
Roberta per i capelli. - Ora smetti di ringraziare me. Ringrazia il
mio collega per quello che ti fara' con la cintura.

Roberta annui', senza smettere di succhiare. Sentiva il membro
dell'altro poliziotto che strusciava sulla sua coscia. Il poliziotto
giovane piego' in due la cintura e la uso' per colpire la vagina nuda
di Roberta con una secca frustata. Roberta lancio' un gemito, che
interruppe per mormorare - grazie.

I due poliziotti continuarono a prendere Roberta in quel modo. A ogni
nuova frustata sulla fica nuda, lo schiocco della cintura era seguito
da un - grazie - di Roberta, quasi completamente soffocato dal grosso
membro che le riempiva la bocca. Luca vide che il poliziotto anziano
prendeva la testa di Roberta e la spingeva lentamente piu' giu' di
quanto Roberta fosse scesa in precedenza. - Brava, cosi', - disse il
poliziotto, - fatti scopare la gola, vacca. - L'altro poliziotto smise
momentaneamente di frustare Roberta, infilandole invece l'indice e il
medio nella vagina, e il pollice nell'ano. In seguito, continuo' ad
alternare la penetrazione con le dita, le frustate con la cinghia, e
violente pacche col palmo aperto.

Quando i due poliziotti si furono divertiti a sufficienza in quella
posizione, si scambiarono uno sguardo d'intesa, accennando a Luca. Il
poliziotto giovane si avvicino' al ragazzo e giro' la sedia sulla
quale sedeva Luca, voltandola verso il letto. - Vuoi partecipare,
scommetto, - disse al ragazzo. Luca scosse il capo, ma il poliziotto,
evidentemente, non era realmente interessato al suo parere. L'altro
poliziotto spinse indietro Roberta, sfilandolo dalla bocca della
ragazza, e si alzo' a sua volta, afferrandola per i capelli.

Brutalmente, trascino' Roberta carponi dietro di se' finche' la
ragazza non fu di fronte a Luca. - Struscia quelle grasse poppe
sull'uccello del tuo fidanzatino, cagna, - le ordino' il poliziotto.
Roberta, suo malgrado, inizio' a strofinare i seni sulla patta di
Luca. Luca, gia' suo malgrado eccitato dalla scena a cui stava
assistendo, senti' la propria erezione crescere al contatto con quella
carne abbondante e morbida. Roberta stessa sentiva l'erezione di Luca
contro i propri seni, e quella sensazione la faceva sentire ancora
piu' umiliata e indifesa.

Il poliziotto piu' giovane prese qualcosa da una tasca interna della
giacca. Luca lo guardo'. Il poliziotto gli si avvicino', tenendo
l'oggetto in mano: era un grosso pennarello nero. - Ora ti libereremo
le mani, - disse a Luca. - Ti consiglio di non peggiorare la tua
situazione e non cercare di fare stupidaggini.

Luca annui', ansimando. Il poliziotto gli libero' le mani. L'altro
prese Roberta per i capelli, costringendola a sollevare il busto,
lasciando che i suoi grossi seni penzolassero di fronte a Luca. Il
poliziotto giovane diede il pennarello a Luca. - Ora scrivi
"Baldracca" e "da sborra" sulle tette della tua fidanzata. Avanti,
sbrigati.

Luca scosse il capo, ma non oso' disobbedire. Con le mani che gli
tremavano, prese il seno destro di Roberta e vi scrisse sopra
"baldracca". Si accorse che la sua fidanzata aveva i capezzoli eretti,
e un breve contatto del pennarello sul capezzolo contribui' a
indurirlo ulteriormente. Quindi, Luca scrisse "da sborra" sull'altro
seno.

I poliziotti risero. Quello piu' anziano, che prima aveva goduto la
bocca di Roberta, si sposto' dietro di lei. L'altro le prese le mani e
la costrinse ad appoggiarle ai braccioli della sedia di Luca, in modo
che i due ragazzi si trovassero faccia a faccia. Luca vedeva il bel
volto della sua fidanzata, gli occhi umidi di lacrime, i grossi seni
penzoloni deturpati da quella scritta ingiuriosa. A un gesto del suo
collega, il poliziotto giovane torno' ad ammanettare Luca. L'altro
diede una sonora sculacciata a Roberta, per poi appoggiare il proprio
membro alla fessura della ragazza.

Luca fissava gli occhi verdi di Roberta. La ragazza strinse
leggermente le palpebre, dischiudendo le labbra e lasciandosi andare a
un debole gemito, quando il poliziotto inizio' a far scivolare il
proprio membro nella sua vagina. Luca strinse i denti. Vide le lacrime
che riempivano gli occhi di Roberta, mentre il poliziotto faceva un -
aaahhhh... - di soddisfazione, spingendo a fondo. Afferrandola per le
natiche, inizio' a pompare con violenza, spingendolo ogni volta piu' a
fondo, bruscamente. Nonostante le lacrime che bagnavano gli occhi
della ragazza, Luca non poteva non percepire, nell'espressione di
Roberta, il piacere che quel grosso membro le procurava. Per alcuni
istanti, il ragazzo abbasso' lo sguardo per guardare i seni della
"baldracca da sborra" che oscillavano a ogni spinta del poliziotto.
Senti' il proprio membro irrigidirsi in modo quasi doloroso mentre
Roberta lo continuava a prendere a fondo.

Il secondo poliziotto era di fianco a Luca, e guardava a sua volta la
ragazza china. - Il mio collega la sta fottendo per bene, - disse il
poliziotto a Luca. - Alle cagne piace prenderlo da dietro in questo
modo...

- No... non le piace... - mormoro' Luca, quasi senza rendersene conto.
- La state stuprando... la state stuprando...

Il poliziotto sorrise. - Tu credi? - disse. - Ora ti dimostrero' che
ti sbagli. -

Con calma, il poliziotto avvicino' il membro al viso di Roberta. -
Ciuccialo, puttana, - le disse, - e fallo in modo da mostrarci quanto
ti piace essere riempita di cazzo. Dai un bello spettacolo.

Roberta, senza smettere di guardare Luca negli occhi, prese il membro
grosso e nodoso del poliziotto in bocca. Comincio' a succhiarlo,
pompando avidamente con la bocca, emettendo gemiti che erano
inequivocabilmente di piacere. Era piu' confusa di Luca. Qualcosa di
quella situazione, del fatto di venire degradata assieme al suo
fidanzato, sembrava scatenare sensazioni profondissime dentro di
lei... sensazioni di piacere. Razionalmente, detestava quello che
stava succedendo... eppure si rese conto che la sua vagina stava
letteralmente colando attorno a quel grosso pene che la prendeva senza
pieta'. Razionalmente, avrebbe desiderato che Luca non la stesse
vedendo... eppure, il piacere la dominava, e il piacere aumentava se
si comportava come non avrebbe voluto comportarsi... succhiando il
grosso cazzo del poliziotto con gusto, leccandolo vistosamente,
prendendolo tanto piu' a fondo quanto piu' lo sguardo di Luca sembrava
incollato alla sua bocca.

- Cosa ne pensi del mio cazzo, vaccona? - chiese il poliziotto. - Di'
al tuo fidanzatino se ti piace e se vuoi bere la mia sborra.

Roberta senti' una nuova scossa di piacere nella vagina mentre
rispondeva. - oh... si... signore... mi piace... il suo
meraviglioso... grosso cazzo... voglio bere la sua sborra...
signore... la voglio in gola e in faccia....

Il poliziotto rise, e prese a scoparle la bocca con foga. L'altro
poliziotto decise di unirsi al suo collega per divertirsi con Luca. Si
sposto' dalla vagina di Roberta e si piazzo' in piedi di fronte a lei.
- Due cazzi per la tua bocca ingorda, - disse. La ragazza inizio' ad
alternare fra i due membri, sotto gli occhi di Luca. Il ragazzo si
rese conto che i poliziotti avrebbero potuto, analogamente, alternare
fra la bocca di Roberta e la sua, e si rese conto suo malgrado che la
cosa, in teoria ripugnante, lo eccitava. I poliziotti invece
continuavano ad alternarsi nella bocca di Roberta.

- Il ragazzo si sta eccitando. Infila la mano nella patta di questa
troia, - disse un poliziotto a Roberta, alludendo a Luca. Roberta
rispose - si, signore, - e slaccio' i pantaloni di Luca, infilandovi
poi una mano dentro, prendendogli il membro. Mentre succhiava i
poliziotti, inizio' a masturbare Luca. Il ragazzo cerco' invano di
sottrarsi a quelle carezze, ma era impossibile. Senti' la mano di
Roberta che pompava il suo membro, e prima che potesse rendersene
conto, chiuse gli occhi, gemendo ad alta voce mentre veniva,
insozzando di sperma le proprie mutande e la mano della fidanzata.

- Il ragazzo e' venuto? - chiese il poliziotto piu' anziano. - Si,
signore, - mormoro' Roberta. - Bene, baldracca da sborra, - le disse
il poliziotto, - puliscilo con le tettone.

La ragazza disse nuovamente - si, signore, - e slaccio' i pantaloni a
Luca, abbassandoglieli insieme ai boxer fino a meta' coscia. Si chino'
e inizio' a strofinare i seni nudi sul pube e sul membro gia' flaccido
del fidanzato, raccogliendo il suo sperma. Quando ebbe finito, il
poliziotto piu' anziano torno' a fotterle la bocca di fronte a Luca,
mentre l'altro si posizionava dietro la ragazza chinata.

- Le baldracche come te amano essere sottomesse da un bel cazzone nel
culo, vero? - disse, appoggiando il glande all'ano di Roberta. -
Rispondi senza smettere di succhiare, - disse l'altro, trattenendole
il capo. - Digli se lo vuoi in culo.

- Si... signore... - disse lei, tenendo il membro del poliziotto
anziano in bocca e leccandolo mentre si sforzava di parlare in modo
intelleggibile, - la prego... me lo metta nel culo...

L'altro poliziotto sorrise e afferro' Roberta per le natiche,
spingendolo con forza nell'ano della fanciulla. Roberta gemette di
dolore mentre veniva presa in quel modo animalesco. Il poliziotto
anziano sorrise, sfilandolo dalla bocca di Roberta e tirandoselo su,
offrendole lo scroto. Roberta inizio' a leccarlo mentre il collega la
sodomizzava selvaggiamente. Mentre Roberta gli leccava lo scroto, il
poliziotto anziano le sbatteva il membro sul viso. Quando si fu
divertito abbastanza in quel modo, torno' a infilarlo nella bocca
accogliente della giovane. Sentendo l'orgasmo avvicinarsi, le
trattenne il capo per scoparle la bocca piu' a fondo, alternando
diversi ritmi, prendendole la bocca sempre piu' velocemente, fino a
raggiungere il punto di non ritorno. Quindi, lo sfilo', puntandolo
contro il viso di Roberta. Luca e Roberta si stavano fissando negli
occhi, quando il poliziotto venne, scaricando molti abbondanti getti
di sperma sulla guancia, sul naso e persino sugli occhi della
fanciulla. Quindi glielo rimise in bocca, costringendola a pulirlo per
bene mentre lo sperma le colava giu' lungo il viso.

L'altro poliziotto non voleva, a sua volta, perdere l'occasione di
sborrarle in faccia. Quando senti' l'orgasmo avvicinarsi, lo sfilo'
dall'ano di Roberta e torno' a piazzarsi di fronte a lei. Il suo
collega libero' la bocca di Roberta, e lui prese subito il suo posto,
fottendogliela con vigore. Al momento dell'orgasmo, le ordino' di
tenere la bocca ben spalancata, e le schizzo' in parte in bocca e in
parte in pieno volto. Quindi, come il suo collega, lo ficco' in bocca
a Roberta per farselo nuovamente succhiare. Luca vedeva la sua
fidanzata coperta di sperma, con quel grosso membro in bocca, e nuovo
sperma che le colava dalle labbra.

Infine, i due poliziotti si ritennero soddisfatti, e si riallacciarono
i pantaloni. Liberarono Luca e presero la bustina.

- Non abbiamo ancora finito con voi, - disse il poliziotto piu'
anziano. - Ora andrete a turno a lavarvi in bagno, dopodiche' faremo
un giretto.

Fu Roberta la prima a doversi andare a lavare. Il poliziotto piu'
giovane la accompagno' mentre l'altro teneva sott'occhio Luca. Quando
furono in bagno, il poliziotto chiuse la porta e si volse alla
ragazza. - Visto che devi lavarti, - le disse, - non e' un problema se
ti sporchi un altro po', prima. Mettiti contro il muro.

Roberta si appoggio' al muro, con le spalle al poliziotto. Questi le
si avvicino' e inizio' a strusciarle il membro fra le natiche, contro
le cosce, sulla vagina. Roberta senti' il membro del poliziotto
indurirsi mentre lui glielo strusciava addosso. Quando fu duro, il
poliziotto glielo mise fra le cosce e le intimo' di chiudere le gambe.
Lei obbedi'. Lui inizio' a muoverlo avanti e indietro fra le cosce di
Roberta, masturbandosi fra di esse, senza penetrarla. Dopo pochi
minuti il poliziotto giunse all'orgasmo. Le apri' le natiche con le
mani e le schizzo' il proprio sperma direttamente sull'ano. Solo
allora le concesse di lavarsi. In ogni caso, non le fu concesso
cancellare la scritta che Luca le aveva fatto sui seni col pennarello.

Quando Roberta fu pulita, il poliziotto la mando' fuori dal collega, e
aspetto' Luca. Mentre Luca faceva la doccia, il poliziotto anziano
costrinse Roberta a masturbarlo e bere il suo sperma.

Infine tutti e due i giovani furono pronti per essere condotti fuori
dai poliziotti.

Non appena Luca ebbe saldato il conto del motel e spostato l'auto
all'esterno, i poliziotti fecero salire i due ragazzi sulla loro auto.

Entrambi erano preoccupati, e tremavano, ma fu fatto loro capire di
non fare domande, stare in silenzio, e accettare cio' che sarebbe
accaduto. Uno dei poliziotti sedette sul sedile posteriore insieme a
loro, e, mentre l'auto si dirigeva fuori citta', si mise a toccare la
vagina e i seni di Roberta, infilandole le mani nelle mutandine e nel
reggiseno. Luca assisteva, impotente. Entrambi i ragazzi sapevano che,
presto, avrebbero dovuto sopportare umiliazioni forse molto peggiori.

Dopo circa venti minuti, l'auto si fermo' presso un cinema a luci
rosse, nella periferia a nord di milano. I poliziotti fecero scendere
i due ragazzi dall'auto, e li condussero all'interno. Al loro ingresso
nel piccolo atrio buio del cinema, il proprietario, che sedeva alla
cassa, saluto' i due poliziotti come se li conoscesse bene, dando uno
sguardo lascivo al corpo di Roberta. I poliziotti ricambiarono il
saluto, e condussero i due ragazzi in una toilette con l'insegna
"privato".

- Tu mettiti con la schiena contro quella parete, e non fiatare, -
intimo' uno dei poliziotti a Luca. Il ragazzo, tremando, appoggio' la
schiena alla parete che gli era stata indicata. Esattamente di fronte
a lui, a circa due metri, di profilo, c'era l'unico cesso della
toilette. I poliziotti alzarono il coperchio e l'asse. - Togliti le
mutandine e siediti qui, a cosce larghe, con la fica ben aperta e in
vista - disse uno di loro a Roberta. La ragazza arrossi', ma non pote'
che obbedire, sfilandosi le mutandine, sollevandosi la gonna, e
sedendosi sulla fredda ceramica del cesso, a gambe aperte. I
poliziotti le presero i polsi, e, con uno spago spesso e ruvido,
glieli legarono dietro la schiena, assicurando poi lo spago al tubo
del cesso. Lo spago era sufficientemente corto da costringere Roberta
a inarcare leggermente la schiena, spingendo i seni in fuori.

Uno dei poliziotti fece un cenno d'intesa all'altro e usci' dalla
toilette. Il poliziotto rimasto, con un gesto brutale, afferro' i seni
di Roberta, tirandoli fuori dal reggiseno e dal vestito, uno per uno.
Quindi, si volto' a Luca. - Ora ti mostreremo che genere di cazzi
piacciono alla tua fidanzata, - gli disse, sogghignando, stropicciando
al contempo i capezzoli di Roberta fra le dita. Luca abbasso' lo
sguardo, forse per nascondere una lacrima. Il poliziotto quindi si
rivolse a Roberta. - Tu, baldracca, non sei autorizzata a venire. Se
ti dovesse capitare, per punizione pulirai tutti i cessi del cinema
con la lingua. Sono stato abbastanza chiaro?

Roberta annui'. - Si, signore, - mormoro'. Il poliziotto sorrise,
ammirando il corpo della ragazza, le belle cosce rese ancora piu'
seducenti dalle calze e dal reggicalze, il ciuffo di peli e le labbra
che si intravedevano, dischiuse, fra di essi, e i grossi seni nudi che
apparivano ancora piu' voluminosi per via della posizione e del fatto
che erano in parte sollevati dal vestito e dal reggiseno. Voltandosi a
Luca, disse, - la stessa punizione sara' applicata se tu non fai il
bravo bambino, e questo significa, stare zitto e fare solo quello che
ti viene chiesto di fare.

Luca guardo' il poliziotto con odio, ma non oso' fiatare. L'uomo lo
fisso' a sua volta, finche' Luca dovette abbassare lo sguardo. Quindi,
il poliziotto si appoggio' di fianco alla porta. - Ora aspettiamo il
primo cliente, - disse. Luca si rese conto solo in quel momento del
fatto che l'idea dei poliziotti era di prostituire Roberta -
prostituire la sua dolce, innocente Roberta ai clienti di uno
squallido cinema per adulti. Strinse i pugni, sudando freddo. Era
qualcosa che non poteva accettare senza perdere completamente la stima
di se' stesso... e al tempo stesso, non sembrava esserci nulla che
potesse fare.

Passarono solo alcuni minuti, quindi qualcuno busso' alla porta. Il
poliziotto sorrise a Luca e Roberta. - Prepara bocca e fica, - disse a
Roberta, con un ghigno. Quindi, fece entrare il primo cliente. Era un
uomo tarchiato, quasi calvo, e sudaticcio. L'uomo fece un cenno di
saluto al poliziotto, fece un sorriso di derisione a Luca, e rivolse
poi lo sguardo a Roberta. Rimase un attimo a guardarla con un ghigno
ebete sul volto. - Che bella ficona, - disse, avvicinandosi alla
ragazza legata. Le mani sudaticce dell'uomo iniziarono a toccare
Roberta, - che bella fica calda... - commentava, toccando, - che belle
poppe da strizzare... - Le mani dell'uomo la frugavano dappertutto, la
vagina, i seni, le cosce, raggiungendo persino le natiche della
ragazza, passando fra le sue cosce aperte. Roberta si lasciava
sfuggire gemiti di paura, di dolore, misti a involontari sospiri di
piacere. Luca si rese conto con orrore che, senza rendersene conto,
Roberta muoveva il bacino lentamente, come per incontrare i movimenti
delle mani e delle dita dell'uomo. Il corpo dell'uomo nascondeva a
Luca gran parte di cio' che accadeva. Quando ebbe di nuovo la visuale
libera, l'uomo era chinato su Roberta, e le leccava le labbra e i
seni, lasciandole tracce visibili di saliva addosso, mentre le sue
dita grassocce spingevano nella fessura ormai spalancata della
ragazza.

Dopo averla palpata per un po', l'uomo si raddrizzo', e si slaccio' i
pantaloni, tirandolo fuori. Aveva un membro corto e tozzo, nodoso, con
un grosso glande violaceo. Guardare e toccare Roberta l'aveva
decisamente eccitato. Allargando le gambe, con i piedi appoggiati ai
lati della ragazza seduta, lo spinse contro il volto di Roberta,
trattenendolo con una mano. Le struscio' il glande lentamente contro
il viso, dando uno sguardo a Luca. - Apri, - disse quindi a Roberta.
La ragazza dischiuse le labbra, e l'uomo glielo spinse in bocca,
iniziando subito a pompare lentamente e a fondo. Mentre le scopava la
bocca, ruoto' il bacino per alternare la direzione, spingendoglielo
contro la gola, e contro le guance. Indugio' a lungo nella posizione
dalla quale Luca poteva vedere il rigonfiamento della guancia della
sua ragazza. - Ti piace lo spettacolo, vedo, - disse il poliziotto a
Luca. Il ragazzo si rese conto che, suo malgrado, la sua patta stava
iniziando a esibire un evidente rigonfiamento.

L'uomo continuo' per un po' a godersi la bocca della sua vittima,
quindi lo sfilo'. Chinandosi in avanti, la prese per le cosce,
costringendola a sollevarle e aprirle ulterioremente, e facendole
scivolare il busto piu' in basso, finche' la vagina aperta di Roberta
non fu alla portata del suo membro. - Questo spettacolo ti piacera'
ancora di piu', - disse l'uomo a Luca. Il ragazzo guardo', con occhi
disperati, il grosso membro rigonfio che si avvicinava al sesso di
Roberta, e lo penetrava. Vide le grandi labbra accogliere il pene
dell'uomo, che inizio' subito a prenderla con vigore, trattenendola
per le cosce.

L'uomo la scopo' in questo modo a lungo. Roberta gemeva, incapace di
nascondere il piacere che quel grosso membro, cosi' violentemente
sbattuto dentro di lei, le provocava. A un certo punto, l'uomo tiro'
fuori la lingua, sporgendosi sopra il volto di Roberta mentre
continuava a prenderla con foga animalesca, e lascio' colare la
propria saliva sul viso della ragazza. Questo gesto inatteso strappo'
a Roberta un nuovo gemito. La ragazza si rese conto che anche questo,
per quanto mostruoso cio' le apparisse, era stato un gemito di
piacere. Anche l'uomo se ne accorse. - Assaggia, - le disse. Roberta,
guardandolo negli occhi, tiro' fuori la lingua per leccare la saliva
che le colava lungo le labbra. Quell'immagine diede un forte stimolo
all'uomo, che si rese conto di essere prossimo all'orgasmo. Con un
gesto brusco, lo sfilo' dalla vagina di Roberta e la prese per i
capelli, appoggiandole il glande a una guancia e iniziando a
strofinarlo vigorosamente avanti e indietro contro il viso della
ragazza. Quando lo sperma inizio' a schizzare, l'uomo si posiziono'
dritto di fronte a lei, riempiendo il bel volto di Roberta del suo
sperma denso e giallognolo.

Dopo diversi getti, scaricatosi del tutto, l'uomo strofino' il membro
fra i seni della ragazza per ripulirselo, e si riallaccio' i
pantaloni. Senza dir nulla, fece un cenno a Luca e al poliziotto, e
usci' soddisfatto dalla stanza.

Il poliziotto si allontano' dalla parete a cui era appoggiato. - Non
so se te ne sei accorto, - disse a Luca, - ma questa baldracca stava
decisamente sbavando di piacere quando gliel'ha messo in fica. Occorre
insegnarle ad avere un po' di pudore. Intanto che aspettiamo il
prossimo...

L'uomo si slaccio' la cintura della divisa, e fece un cenno a Luca. -
Mettiti di fronte a lei, e prendile i capezzoli. - Il ragazzo esito'
solo un istante; poi, la sua mente torno' alle minacce che avevano
subito, e si mosse verso la fidanzata legata. Incerto, allungo' le
mani, prendendole i capezzoli fra pollice e indice. - Cosi',
benissimo. Tira forte, tienile le tette sollevate. Stringi. Se te li
lasci scappare, sai cosa vi succede.

Luca, suo malgrado, strinse forte i capezzoli di Roberta fra le dita,
sollevandole i seni e tirando verso di se'. Sentiva i capezzoli della
ragazza, gia' duri, indurirsi ulteriormente, mentre Roberta gemeva di
dolore e gli occhi le si riempivano di lacrime. Quando la superficie
superiore dei seni di lei fu ben orizzontale, il poliziotto piego' in
due la cintura e li colpi' con una violenta cinghiata. Luca riusci' a
trattenere i capezzoli di Roberta, ma data la violenza del colpo, fu
costretto a strizzarli crudelmente. Il poliziotto insistette,
rifilando dieci violente cinghiate sui seni nudi di Roberta. Quindi,
fece cenno a Luca di tornare nel suo angolo. Stavano bussando
nuovamente alla porta.

Il nuovo cliente era un uomo sulla quarantina, muscoloso, con un
vistoso tatuaggio su un braccio e un grosso orecchino al lobo destro.
- Vedo che non sono arrivato per primo, - disse, guardando il viso
sporco di sperma di Roberta. Anche lui fece un cenno al poliziotto e a
Luca, prima di concentrarsi sulla ragazza. Piu' sbrigativo del suo
predecessore, lo tiro' subito fuori, piazzandosi di fronte a Roberta,
e presentandole il membro proprio di fronte al viso. Roberta spalanco'
gli occhi umidi di lacrime. L'uomo aveva un membro di notevole
lunghezza, tatuato anch'esso, con un disegno che Roberta non riusci' a
distinguere. L'uomo si chino' su di lei e le infilo' il membro fra i
seni, fottendoli lentamente, lasciando che il suo glande sbattesse
contro la gola di lei a ogni spinta. Con una mano tratteneva i seni
della ragazza stretti attorno a se'. Roberta si accorse con orrore
che, mentre le fotteva i seni, il membro dell'uomo stava ancora
crescendo in lunghezza.

- Ti piace il mio cazzo, vero? - chiese l'uomo alla ragazza,
sprezzante. - Chiedi al tuo fidanzatino il permesso di prenderlo in
fica. Digli che stai colando come una baldracca dalla voglia che hai
di prenderlo.

Roberta esito', osando addirittura scuotere debolmente il capo, in un
gesto di implorazione. L'uomo sorrise, e guardo' il poliziotto, che
gli fece un tacito cenno di assenso. - Non mi piacciono le baldracche
disobbedienti, - disse l'uomo, calandosi i pantaloni e i boxer fino al
ginocchio. - Per punizione, mi infilerai tutta la lingua nel culo. Ti
piacera'.

Detto questo, si volto', porgendo le natiche a Roberta. La ragazza,
cercando di evitare quella punizione disgustosa, inizio' a dire la
frase che le era stato ordinato di dire, ma l'uomo la interruppe. -
Dopo, obbedirai, - disse. - Prima devi essere punita.

Roberta, facendosi coraggio, si sporse in avanti. Cerco' di
raggiungere con la lingua l'ano dell'uomo, ma per farlo dovette
sprofondare il viso fra le sue natiche. Cerco' con la lingua, trovando
il buco che doveva leccare, e cominciando ad accarezzarlo con la punta
della lingua. - Non ti ho detto di leccarmi, idiota, - disse l'uomo,
severamente. Due grosse lacrime rigarono le guance di Roberta mentre
infilava dentro la lingua, spingendo piu' a fondo che poteva. Non
riusciva quasi a respirare. Rivolto a Luca, l'uomo strizzo' l'occhio.
- La tua fidanzata sta assaggiando qualcosa di molto saporito, -
disse, con un sorriso crudele. - Avevo appena cagato, e non credo di
essermi pulito granche' bene.

Sforzandosi di trattenere un conato di vomito, Roberta continuo' a
leccare lo sfintere dell'uomo, per un buon minuto. Infine, l'uomo si
volto'. - Ora puoi parlare, vacca mangia merda, - le disse. - E
implora come si deve, o ricominciamo. - Roberta aveva gli occhi cosi'
pieni di lacrime da non vedere quasi piu' nulla. Si volse a Luca,
mormorando: - per favore, dammi il permesso di prenderlo in... fica...
Sto... colando come una baldracca... dalla voglia di prenderlo...
tutto dentro... - - Vai avanti, - disse l'uomo. Roberta esito',
cercando le parole che avrebbero soddisfatto quel sadico. - Voglio
questo cazzo... lungo... prenderlo fino in fondo dentro la mia sporca
fica... voglio la sua sborra... ti prego... Luca...

L'uomo guardo' Luca, aspettando che anche lui facesse la sua parte. Il
ragazzo diede uno sguardo al poliziotto, incerto se era autorizzato a
parlare. All'assenso del poliziotto, si fece coraggio. - Si... -
mormoro'. - Prendilo...

- Avanti, - disse l'uomo, - sono certo che sai dire anche cose piu'
eccitanti.

Luca arrossi'. Ora aveva anche lui gli occhi bagnate di lacrime. -
Prendilo... tutto... - mormoro', rendendosi conto che anche la sua
erezione stava aumentando. - Fatti sfondare... quella fica da troia...
non hai mai preso un cazzo... cosi' lungo e grosso...

L'uomo rise. - Non ne sarei cosi' sicuro, al tuo posto, - disse. -
Sono convinto che questa baldracca ha preso molti cazzi piu' lunghi e
grossi del tuo.

Cosi' dicendo, l'energumeno si volse verso Roberta, prendendola, anche
lui, all'altezza delle ginocchia, sollevandole. Quando la vagina di
Roberta fu in posizione, ci strofino' sopra il membro, ripetutamente.
Malgrado la disperazione che la affliggeva, Roberta era oscenamente
bagnata. I peli attorno alle grandi labbra erano intrisi dei suoi
umori, e c'era persino un filo di liquido che colava giu' dall'orlo
inferiore della fessura, fra le sue natiche. L'uomo se ne accorse,
mentre guardava il buco aperto di Roberta, preparandosi a prenderlo. -
Non mi piacciono le troie cosi' bagnate, - disse, rivolto al
poliziotto. - Troppo scivolosa.

Fece seguire una silenziosa domanda, a cui il poliziotto rispose
annuendo. Capendo cio' che stava accadendo, Roberta spalanco' gli
occhi, trattenendosi a forza dall'implorare, sapendo che non le era
concesso parlare. L'uomo sistemo' i polpacci di Roberta sulle proprie
spalle, e appoggio' il grosso glande contro l'ano della ragazza,
iniziando subito a spingere crudelmente, e strappandole strazianti
gemiti di dolore. Il modo in cui le gambe di Roberta erano sollevate
consentiva a Luca di vedere l'osceno cilindro di carne che sprofondava
lentamente nello sfintere della sua fidanzata. Lo sguardo di Luca si
spostava dal membro dell'uomo, alle belle cosce sollevate di Roberta,
ai tacchi alti delle scarpe della ragazza, che puntavano quasi verso
il soffitto. Suo malgrado, si rese conto che tutto in quella scena lo
eccitava in un modo perverso, persino le grida di dolore della
fanciulla, straziata da quel grosso intruso che le apriva l'ano di
piu' a ogni spinta.

Con fatica, l'uomo riusci' a metterlo dentro quasi fino alla radice.
Sul volto di Roberta, abbondanti lacrime si mischiavano allo sperma di
cui era stata insozzata prima. Presala fino in fondo, l'energumeno
inizio' a pompare nel retto della ragazza. Lo stretto anello dell'ano
di lei si stava lentamente rilassando, consentendogli movimenti
leggermente piu' veloci. Dopo alcuni minuti, l'uomo stava fottendo il
culo della fidanzata di Luca con lo stesso vigore con cui il
precedente stupratore le aveva preso la vagina. Intanto, le grosse e
forti mani dell'uomo le palpavano brutalmente cosce, natiche e seni,
aggrappandovisi ogni volta che doveva spingere in avanti. Quando il
membro dell'uomo inizio' a scivolare piu' agevolmente nella ragazza,
l'uomo prese a occuparsi della sua vagina, infilandovi dentro le dita
in profondita', e porgendole poi a Roberta da succhiare.

Dopo un tempo che a Roberta e Luca parve interminabile, l'uomo si rese
conto di essere prossimo a venire, e, come il suo predecessore, lo
sfilo' per schizzarle in faccia. Questa volta, per via della posizione
piu' reclinata della ragazza, due grossi getti di sperma la colpirono
sul mento, colandole poi sui seni.

Per pulirsi il membro, l'uomo la costrinse a prenderlo in bocca.
Roberta chiuse gli occhi, piangendo, mentre la bocca le si riempiva
nuovamente di quel sapore disgustoso di cui aveva fatto esperienza
prima leccando l'ano del suo aguzzino.

L'uomo si tiro' su i calzoni e usci'. Il poliziotto riprese in mano la
cinta e fece un cenno a Luca. - Non mi sembra che si sia comportata
meglio, questa volta, - disse. Luca sapeva cosa doveva fare. Prendendo
i capezzoli di Roberta, per tirarle i seni esponendoli alla cinghia,
senti' lo sperma dell'uomo che li bagnava sotto le dita. Dovette
stringerli ancora piu' forte per esser certo di non perdere la presa
mentre le cinghiate si susseguivano. Roberta non reagiva quasi piu',
subendo quel cocente dolore singhiozzando in silenzio, con deboli
gemiti ogni volta che il cuoio della cintura segnava le sue mammelle
martoriate.

Altri cinque uomini si alternarono nella stanza, tutti individui
piuttosto squallidi, ciascuno dei quali prese prima la bocca di
Roberta, poi la vagina o l'ano, e alla fine scarico' il proprio seme
sul viso della ragazza. Ancora, a ogni cambio il poliziotto frustava
le tette di Roberta, costringendo Luca ad assisterlo come nei primi
due casi. Ogni volta, i seni di Roberta erano piu' sporchi di sperma e
trattenerli era sempre piu' difficile. Luca fu costretto a trattenerle
i capezzoli stringendoli alla base, con tutte le dita. Nonostante le
ripetute, vigorose penetrazioni, Roberta riusci' a non venire mai,
come le era stato ordinato. Questa prolungata resistenza al piacere
l'aveva condotta in uno stato quasi di trance. Ogni nuovo schizzo di
sperma addosso le faceva provare un intenso brivido che le
attraversava tutto il corpo, partendo dalla vagina e dall'ano. Persino
le cinghiate sui seni, e la stretta di Luca sui capezzoli, le
suscitavano ondate di piacere, chiaramente distinguibili nonostante
l'altrettanto forte dolore.

Quando il quinto uomo usci', le guance, il mento, il naso, i capelli e
i seni di Roberta erano coperti di sperma. Diversi grossi grumi le
erano anche colati sulle cosce e sul pube.

Quel terribile pomeriggio, comunque, non era ancora concluso. Pochi
minuti dopo che il quinto uomo si fu ritirato, ritorno' il poliziotto
che si era allontanato all'inizio, e che evidentemente aveva
contattato tutti gli uomini che aveva abusato della ragazza, il quale
conduceva con se' gli ultimi due clienti.

- Questi vogliono fare un doppio, - disse al suo collega. L'altro
poliziotto sogghigno' e si avvicino' a Roberta. Con calma, slego' il
nodo che tratteneva Roberta al tubo del cesso, pur lasciandole legati
i polsi. Quindi, la fece alzare. Uno dei due clienti si abbasso' i
calzoni e si sedette sulla tazza, il membro eretto e perpendicolare. -
Ormai il culo te l'hanno sfondato, - disse il poliziotto a Roberta,
indicandole il membro dell'uomo. La ragazza sapeva cosa volevano.
Senza osare fiatare, si volse di spalle e piego' le gambe come per
sedersi sulle ginocchia dell'uomo. Senti' il membro rigido dell'uomo
che le scivolava fra le natiche, e vi appoggio' l'ano. L'uomo la
afferro' per i fianchi e la trasse a se', impalandola dolorosamente
sul proprio membro. L'altro cliente, a quel punto, si fece avanti,
anche lui abbassandosi i calzoni, e piazzandosi di fronte alla
ragazza. Le sollevo' le ginocchia, e si chino' fino a spingerle la
punta del membro contro la vagina.

Trattenendola uno per i fianchi e l'altro per le ginocchia, i due
combinarono i loro sforzi, iniziando a fotterla in entrambi i buchi.
Anche i poliziotti decisero di partecipare, tirandolo fuori a loro
volta, disponendosi ai lati di Roberta, e costringendoli a soddisfarli
a turno con la bocca. Di fronte a quella scena, Luca si sentiva
distrutto, prossimo lui stesso alle lacrime, ma contemporaneamente
sentiva che la sua erezione era diventata cosi' intensa da essere
dolorosa. Timidamente, porto' la mano alla propria patta,
vergognandosi di quello che stava facendo, ma incapace di resistere.
Uno dei poliziotti lo vide, e gli fece un cenno d'assenso. - Senza
tirarlo fuori, pero', - disse. Luca annui', remissivo, iniziando a
massaggiarsi attraverso i calzoni, gli occhi fissi su tutti quei
membri maschili che prendevano ogni buco della sua fidanzata. I
poliziotti, ora, avevano afferrato i capezzoli di Roberta e li
torcevano e tiravano, ognuno verso di se'.

Luca inizio' ad ansimare, mentre l'uomo seduto sotto Roberta mugulava
oscenamente, rivelando che stava schizzando il proprio seme nel retto
della ragazza. Stimolata dal calore di quegli schizzi, Roberta si
trovo' di nuovo a dover fare violenza a se stessa per non venire a sua
volta. Le contrazioni della sua vagina, tuttavia, sembravano mungere
il pene dell'uomo sopra di lei, che a sua volta venne, gemendo
rumorosamente, e sfilandolo dopo i primi schizzi, per rivolgere gli
ultimi, anch'essi abbondanti, sui seni della ragazza. Alla vista di
quel nuovo getto di sperma sul corpo nudo di Roberta, Luca non riusci'
piu' a trattenersi. Una grossa chiazza scura sui suoi calzoni rivelo'
che il suo orgasmo era stato abbondante quanto quello degli aguzzini
della sua fidanzata.

Ormai mancavano solo i poliziotti, che iniziarono a masturbarsi
vigorosamente, rivolgendo i propri membri verso i seni di Roberta,
rigati dalle numerose cinghiate. I due vennero quasi all'unisono,
scaricarono una nuova, abbondante razione di seme sulle mammelle della
ragazza legata. Quando ebbero lasciato cadere sul corpo di lei anche
le ultime gocce del loro sperma, sollevarono Roberta per le braccia,
sfilandola in modo brusco e doloroso dal membro dal quale era stata
sodomizzata.

- Ora deve pulirci il cazzo, naturalmente, con la bocca, - disse uno
dei due clienti. - Certo, - rispose uno dei poliziotti. Spinsero
Roberta per terra, costringendola in ginocchio. I due clienti si
scambiarono uno sguardo e si piazzarono entrambi di fronte a lei.
Roberta fece per avvicinarsi al membro del primo, ma i due la
fermarono. Ognuno di loro le mise due dita in bocca, e le usarono come
ganci per allargarle le labbra. - Sappiamo che sai pulire un cazzo
sporco di merda e di sborra, - le disse quello che l'aveva
sodomizzata, - ma vogliamo vedere se ne sai pulire due. - Quindi, si
fecero avanti tutti e due, mettendoglielo in bocca insieme. Luca
assisteva a quello spettacolo incredibilmente osceno, che glielo fece
indurire nuovamente quasi subito. I poliziotti rimasero in disparte,
assistendo, dopo essersi a loro volta puliti con i lunghi capelli
scuri della ragazza. Gli uomini lasciarono che la ragazza, che non
riusciva quasi a respirare, pulisse ciascuno di loro con la lingua.
Quando ritennero che avesse finito, si ritrassero. Prima di uscire,
uno dei due umilio' ancora una volta Roberta, sputandole sui seni.

Non appena i due clienti furono usciti, Roberta e Luca si ritrovarono
ancora a tu per tu con i due poliziotti. Luca, dopo il suo intenso
orgasmo, era come intontito. Roberta, che non aveva ancora potuto
sfogare la propria eccitazione, tremava visibilmente. Sentiva gli
umori che fluivano copiosi dalla sua vagina lungo le cosce, fino al
punto di bagnarle le calze gia' umide di sperma.

- Ora credo che la vacca si meriti di venire, - disse uno dei
poliziotti a Luca. - Lo credi anche tu? Dillo, avanti.

- S... si... - mormoro' Luca, rosso in volto. - La vacca si merita...
di venire... ora...

Il poliziotto sorrise e prese un grosso rotolo di nastro adesivo.
Spingendo il busto di Roberta in avanti, si acquatto' dietro di lei,
intimandole di aprire le gambe, e accompagnando l'ordine con due
sonore pacche sulle natiche di lei. Quindi, stacco' due pezzi di
nastro, applicando un'estremita' di entrambi alle grandi labbra di
Roberta, e l'estremita' opposta all'interno coscia, in modo tale che
la sua vagina risultasse ben aperta. Il sudore, lo sperma e gli umori
vaginali che insozzavano sia il sesso che le gambe di lei fecero si'
che ci volessero diversi tentativi, e altri pezzi di nastro
d'appoggio, per riuscire nell'intento. Alla fine, comunque, Roberta si
trovo' con la vagina forzatamente spalancata dal nastro adesivo.

- Avvicinati, - le ordino' uno dei poliziotti, indicandole la tazza
del cesso. Roberta si sposto' sulle ginocchia, avvicinandosi come
richiesto. Il poliziotto allora le prese i seni, uno per uno,
appoggiandoli sulla fredda superficie della tazza, e richiudendo
l'asse sopra di essi. Roberta gemette di paura, mentre l'uomo,
sistematala in quel modo, si accingeva a sedersi sull'asse. Le mute
implorazioni della ragazza, ovviamente, valsero a poco. Il peso
dell'uomo fece si' che i seni di Roberta, gia' gonfi e rossi per le
cinghiate, fossero strizzati in un modo indicibilmente doloroso.
Roberta si lascio' andare a un grido soffocato di dolore, ma il
poliziotto la prese per i capelli, costringendola a guardarlo. Il
grosso membro del poliziotto, eretto solo in parte, era proprio di
fronte a lei, e le sfiorava le labbra mentre lei guardava in su.

- Vuoi che io ti conceda di venire, vero, vacca?

- S... si... si padrone... - mugolo' lei, fra gemiti e lacrime, - per
favore... la prego...

- Allora dimmi che non ti sto facendo male, e che ti piace che ti
strizzi le poppe in questo modo.

- N... non mi sta facendo... male - piagnucolo' lei, - mi piace che mi
strizzino le... poppe... cosi'...

Il poliziotto annui', mentre il suo collega si posizionava dietro la
ragazza inginocchiata. - Ora, Luca, guarda bene, - disse al ragazzo. -
Questo ti servira' a capire che genere di puttana e' la tua fidanzata.

Lo sguardo dell'uomo scese lentamente verso gli occhioni di Roberta,
che ancora lo guardavano imploranti. - Ora puoi venire, - le disse.
Nello stesso momento, prese in mano il proprio membro, puntandolo
verso il viso pieno di sperma di lei, e inizio' a orinare. Roberta
sussulto' per quel gesto inaspettato. - Apri la bocca, - le ordino'
lui, - tienila spalancata. Mentre Roberta obbediva, spalancando la
bocca e consentendo al poliziotto di dirigerle parte del getto
direttamente in gola, l'altro poliziotto si era chinato dietro
Roberta. Con calma, punto' il proprio membro verso la fica aperta
della ragazza, e inizio' a pisciarle dentro.

Incapace di trattenersi oltre, Roberta gemette forte, mentre tutto il
suo corpo veniva attraversato da un orgasmo senza precedenti. Luca la
vedeva sussultare, mentre quei due uomini disgustosi le orinavano in
faccia e nella vagina. Senza rendersene conto, ricomincio' a toccarsi,
e prima che i due avessero svuotato le proprie vesciche sulla sua
fidanzata, Luca era venuto di nuovo. Quando i poliziotti ebbero finito
di orinare, anche Roberta ansimava ancora per l'orgasmo, infinitamente
degradante, con il quale era stata ripagata per quella terribile
giornata.

Prima di andarsene, i poliziotti costrinsero Roberta a slacciare i
pantaloni a Luca e mangiare tutto lo sperma che gli aveva insozzato
boxer a calzoni, succhiando anche il tessuto. Quindi, se ne andarono,
dicendo ai due ragazzi di farsi chiamare un taxi che li
riaccompagnasse alla macchina.

- Spero che questo ti sia servito da lezione, - disse uno dei
poliziotti a Luca, - e grazie per averci fatto usare la tua baldracca
da sborra.

Uscirono ridendo, lasciando i due ragazzi soli e distrutti.