lunedì 30 agosto 2010

Roberta ricattata p.3 - Il ricatto di Lorenzo

Nei giorni successivi, Roberta cercò di dimenticare l'accaduto. Il suo nome era comparso nell'elenco dei promossi all'esame di Calcolo, e ciò rendeva finalmente possibile fissare la data della discussione della sua tesi.

Una settimana dopo il suo incontro con Mariani e Franchi, Roberta fu fermata in un corridoio dell'Università da Lorenzo e Gianni, due studenti con i quali aveva studiato diverse volte.

- Abbiamo notato che il tuo nome è riapparso nella lista dei promossi a Calcolo, - disse Lorenzo. - Hanno ritrovato il verbale, - rispose lei, dissimulando l'imbarazzo. Lorenzo sorrise, scambiando uno sguardo con Gianni. - Ne dubito, - disse. - Abbiamo noi il tuo verbale, insieme ai nostri e a tutti quelli degli altri che hanno dato l'esame quel giorno.

Roberta scosse il capo, stupita. - Avete rubato i verbali?

- Esatto. Ma il tuo è riapparso. - Lo sguardo di Lorenzo scese al seno di Roberta. - E credo di sapere cosa possa aver convinto il Mariani a rifarlo.

- Cosa vuoi dire? - fece lei, arrossendo.

Lorenzo scosse il capo con disapprovazione. - Ti sei messa in un guaio, - le disse, - questo è il tipo di cose per cui si viene espulsi dall'università. E pensare che ti stavi quasi laureando. - Roberta lo
guardò senza dir nulla. - Non puoi dimostrare nulla, - disse.

- Davvero? - rispose Lorenzo. - Se qualcuno ritrovasse i verbali originali, verrebbero consegnati al rettore. Cosa penserebbe del tuo doppio verbale, Roberta?

La ragazza ammutolì, abbassando lo sguardo. - Cosa... vuoi... per darmi quell'originale? - chiese, in un sussurro.

- Oh, molte cose, - fece Lorenzo, sogghignando. - Se farai la brava e obbedirai agli ordini miei e di Gianni, la cosa non verrà mai fuori, e ti ridaremo il verbale.

- Io non... - cercò di protestare lei, ma Lorenzo non la lasciò finire. - Seguici, - disse.

I due ragazzi si avviarono per il corridoio. Roberta esitò un istante, ma sapeva di non avere scelta. Li seguì verso un'ala dell'Università di recente costruzione, in cui non si tenevano ancora
corsi. I due entrarono nel bagno degli uomini, facendole cenno di entrare anche lei. Non appena furono dentro, Lorenzo chiuse la porta a chiave, e si voltò verso Roberta.

- Quelle tettone me lo fanno diventare sempre duro, Roberta, - disse freddamente, - ma tu le nascondi troppo. Scopriti le poppe, ora. O domani il tuo verbale sarà sulla scrivania del rettore.

La ragazza arrossì. Iniziò a slacciarsi i bottoni. Come era successo nell'ufficio del Mariani e del Franchi, dovette aprirsi la camicetta e tirare fuori i grossi seni dalle coppe del reggiseno. I due ragazzi fecero un mugolio di approvazione. - Ci sarà molto da divertirsi, - disse Gianni. Roberta fece per coprirsi, ma Lorenzo la fermò, facendo cenno di no col dito.

- D'ora in poi, - disse Lorenzo, - dovrai venire in universita' senza reggiseno. Indosserai camicie o magliette bianche. Voglio che tutti abbiano modo di vedere bene queste belle tettone. -
Accarezzò la guancia di Roberta, che ascoltava in silenzio, gli occhi bassi, umidi di lacrime. - Se ti sorprenderò in università vestita in qualche altro modo, sarà la tua fine. E' chiaro, puttana?

Roberta tremava. Annuì debolmente.

- Molto bene. Ora, ci sono alcune regole che sarai tenuta a rispettare, altrimenti il nostro accordo cadrà. Come prima cosa, quando sei sola con me o Gianni non devi mai indossare mutandine. E'
chiaro?

Roberta annuì. Lorenzo annuì. - Bene. Toglile subito, allora.

Le mani tremanti di Roberta andarono alla zip dei suoi jeans, slacciandola lentamente. Lorenzo e Gianni, mentre la guardavano spogliarsi, si slacciarono i pantaloni a loro volta, tirando fuori i membri e iniziando a masturbarsi lentamente, per meglio godersi lo spettacolo. Roberta, tenendo gli occhi bassi, dovette togliersi scarpe e jeans.

- Ti vergogni, eh? - la stuzzicò Lorenzo. - Via le mutandine, puttana.

Roberta obbedì, lasciando scivolare le mutandine nere a terra, e sfilandosele.

- Avvicinati, - le ordinò quindi Lorenzo. Roberta obbedì. Le mani dei due ricattatori iniziarono ad accarezzarle e stringerle i seni. - Hai delle tette veramente molto grosse, - disse Lorenzo. - E una bella fica nuda a nostra totale disposizione, - continuò Gianni, palpandola fra le cosce. Lei non osava reagire, tremando e piangendo in silenzio per l'umiliazione. Ebbe un leggero sussulto, e gemette debolmente, quando Gianni le infilò il dito medio nella fessura.

- Guarda i nostri cazzi, Roberta, - ordinò Lorenzo, mentre Gianni la fotteva lentamente con il dito. - Ti piacciono, vero?

La ragazza, suo malgrado, alzò lo sguardo verso i membri nudi, già gonfi, dei suoi ricattatori. - S... si... mi piacciono, - disse, sottomessa.

- Toccali, - disse lui. Roberta allungò le mani, prendendo il membro di Lorenzo nella mano destra e quello di Gianni nella sinistra. Senza dir nulla, iniziò ad accarezzarli lentamente. Gianni la stava ancora masturbando lentamente, ma a fondo.

- Ti piace che ti si infilino cose nella fica, vero puttana? - chiese Lorenzo, stropicciandole i capezzoli. Le mani dei ragazzi, che la palpavano e maneggiavano oscenamente, stimolavano la studentessa, che iniziò a bagnarsi suo malgrado. - Lo fai anche tu, quando sei sola, di infilarti qualcosa dentro?

- N... no... non l'ho mai fatto, - mormorò lei

- Ma l'idea ti piace, se no non ti saresti così bagnata a sentirmelo dire - disse Gianni, infilando un altro dito nella fica di Roberta. Spinse le dita a fondo, e poi le ritrasse, porgendole a Roberta. - Succhiale, puttana. E guardami mentre lo fai.

Roberta arrossì. Quindi, vincendo la repulsione, schiuse docilmente le labbra e prese le dita di Gianni in bocca. Le sue giovani labbra si richiusero e iniziò a succhiare come le era stato ordinato. Gianni socchiuse gli occhi, godendo delle sensazioni che la bocca calda e umida di Roberta gli procurava. Mentre succhiava, Lorenzo le aperse le natiche nude con due mani, e prese ad accarezzarle l'ano. Roberta rabbrividi', mentre nuove lacrime le riempivano gli occhi.

- Hai paura che te lo metta nel culo, vacca? - disse Lorenzo. - Puoi stare certa che lo prenderai anche lì, molto presto. Ma preferisco iniziare dalla fica.

Lasciò le natiche di Roberta, mentre anche Gianni ritraeva le dita dalla bocca di lei. Lorenzo diede una pacca a Roberta sul bel sedere nudo. - Cominciamo, vacca. Mettiti a quattro zampe.

Roberta, suo malgrado, obbedì, inginocchiandosi e poi mettendosi carponi. Lorenzo la sculacciò di nuovo, intimandole di allargare bene le cosce. Roberta sapeva di avere la vagina oscenamente esposta, e che altrettanto osceni erano i grossi seni che pendevano sotto di lei. Lorenzo, spostandosi dietro di lei, le mise la mano fra le cosce, palpandole la vagina lentamente, con gusto, mentre Gianni la afferrava per i capelli e la costringeva a sollevare il volto verso il suo membro gonfio. - - Succhialo tutto, Roberta, - le disse. Roberta chiuse gli occhi pieni di lacrime e accettò passivamente il suo membro. Gianni guardò le sensuali labbra della ragazza chiudersi attorno alla sua asta e scivolare dolcemente lungo di essa. Il fatto che Roberta stesse piangendo lo eccitava. Costrinse Roberta a prenderlo fino alla base; la ragazza lo succhiava e leccava mentre lui le scopava la bocca impietosamente.

Anche Lorenzo era troppo eccitato per temporeggiare oltre. Roberta sentì il membro del ragazzo che si appoggiava alla sua fessura e poi, lentamente, la prendeva. Lorenzo spinse in profondità, fino ad appoggiarsi alle natiche nude della ragazza, e poi iniziò a muoversi dentro di lei. Roberta sentiva il membro gonfio che le riempiva la vagina. Era Lorenzo che dava il ritmo; a ogni spinta avanti, la bocca di Roberta risaliva lungo l'asta di Gianni, mentre i suoi seni oscillavano avanti e indietro. Il pensiero del modo animalesco con cui stava venendo usata le fece versare nuove lacrime. I due ragazzi, però, non ne erano impietositi. A ogni singhiozzo della fanciulla, anzi, Lorenzo dava una spinta più lenta e più a fondo, mugulando di piacere, strizzandole le natiche.

I due continuarono a fotterla per un tempo che a Roberta sembrò interminabile. Gianni fu il primo a raggiungere l'orgasmo. Subito prima di venire, costrinse Roberta a ritrarsi, in modo da poterle schizzare in faccia. Il suo sperma insozzò le labbra, il volto, gli occhiali, il collo e persino i capelli di Roberta, mischiandosi alle sue lacrime. Lorenzo accelerò a sua volta il ritmo della monta, mugulando per il piacere che traeva dalla giovane fica della studentessa. Quando si sentì
vicino, lo sfilò dalla vagina di Roberta e lo appoggiò al suo ano, venendole dentro in abbondanza.

Soddisfatti i propri bisogni, i due ragazzi si ripulirono, usando il reggiseno e le mutandine di Roberta come fazzoletti. Quindi gettarono gli indumenti per terra, di fronte alla ragazza ancora carponi. - Puliscitici la faccia, vacca.

Roberta prese il reggiseno, tremando, e lo usò per ripulirsi il viso e i capelli dello sperma con cui era imbrattata.

- Anche il tuo culo cola sperma, Roberta, - le disse quindi Lorenzo.

Roberta singhiozzò per l'umiliazione e usò il reggiseno per pulirsi, come poteva, l'ano. - Posso... alzarmi? - mormorò, fra le lacrime.

- Non ancora, - disse Lorenzo. Si portò nuovamente dietro di lei, e tornò a palparle la fica spalancata, a tratti colpendola con una leggera pacca. - Domani riceverai un'e-mail da me, - le disse. - Ti spiegherò quali regole dovrai seguire e ti darò un appuntamento a casa mia. Mi aspetto che impari quello che ti ordinerò a memoria e che tu non mi deluda.

- Va bene... - mormorò lei. - Quando... riavro' il mio verbale?

- Si vedrà, - disse Lorenzo, colpendola con una pacca più violenta sulla vagina. - Ora metti mutandine e reggiseno in borsa, per oggi non ti serviranno più.

Roberta, senza alzarsi in piedi, recuperò la borsetta e vi infilò i suoi indumenti intimi.

Lorenzo non smetteva di palparle la fica. - Sei veramente una gran bella maialina, - le disse, - non mi dispiacerebbe continuare a fotterti. Ma purtroppo ora dobbiamo andare a lezione. Rivestiti e seguici.

Roberta si vestì rapidamente. Senza reggiseno, i suoi capezzoli si vedevano chiaramente attraverso la camicetta. Inoltre parte del seme di Lorenzo le stava ancora colando dall'ano, e aveva paura che si vedesse una macchia bagnata nei suoi jeans. Imbarazzata e degradata,
seguì i due fuori dal bagno e verso le aule. La costrinsero a baciarli entrambi, in pieno corridoio e sotto gli occhi di diversi altri studenti; li dovette baciare entrambi con la lingua. Poi Lorenzo
e Gianni entrarono in aula, lasciandola libera di tornare a casa.

Roberta corse verso la metropolitana piangendo ininterrottamente.

Roberta ricattata p.2 - Roberta e l'assistente

Quando furono nell'ufficio di Franchi, lui chiuse la porta a chiave. Quindi si volse verso Roberta, le si avvicinò, e allungò una mano, lasciando scivolare il dito indice sui seni pieni e morbidi della fanciulla. - Lei sa che io ho gli stessi diritti del professor Mariani, vero?

- Si, professore, - rispose lei timidamente, gli occhi già pieni di lacrime per l'abuso che aveva subito pochi minuti prima.

Franchi la guardò severamente, e le diede un leggero schiaffo in pieno volto. - Smetta di piangere. Non la sto costringendo; stiamo cercando di venirle incontro. Ora tiri fuori quel grosso paio di tette.

Roberta esitò un istante, poi le sue mani andarono ai bottoni della camicetta, e iniziò a slacciarla. I suoi grossi seni erano già fuori dal reggiseno; Mariani non le aveva consentito di rimetterli nelle coppe. Franchi sorrise, maneggiando i seni di Roberta con calma. Le sue dita affondavano nella carne morbida; le prese i capezzoli e li tirò e ruotò. - Sei fidanzata, vacca? - chiese, passando improvvisamente al tu.

- Si, professore, - rispose ancora lei.

- Il suo ragazzo ti frusta sulle tette?

Roberta arrossì. - N... no professore... - mormorò.

Franchi sorrise, e le schiaffeggiò i seni, facendola gemere di sorpresa e dolore. Le mammelle di Roberta sobbalzarono per lo schiaffo, mentre una grossa lacrima le rigava la guancia.

- Forse potrei sfilarmi la cintura e frustarti queste grosse tette da vacca per tutto il pomeriggio. Cosa ne dici?

Roberta non sapeva cosa rispondere. - La prego... no... professore... - mormorò infine.

- Se vuoi evitarlo, fai la brava bambina e non creare problemi. Slacciati i pantaloni.

Obbediente, Roberta si slacciò i jeans, mostrando le mutandine di pizzo bianco agli occhi viziosi dell'assistente. Franchi annuì e la condusse accanto alla sua scrivania. Le abbassò i jeans fino alle
ginocchia, scoprendole le cosce. La fece appoggiare alla scrivania e le allargò le cosce. Roberta arrossì fra le lacrime e abbassò lo sguardo, ma Franchi la colpì con un nuovo ceffone sui seni nudi. - Voglio che mi guardi, vacca, non distogliere lo sguardo. Hai capito?

- Si... professore... mi scusi... - mormorò lei debolmente, alzando gli occhi. Franchi la fissò con un ghigno divertito, mentre la sua mano si spostava tra le cosce di Roberta, e lentamente prendeva ad accarezzarle la fessura attraverso le mutandine, col palmo della mano.

Franchi le si avvicinò di più. - Dammi la lingua, - sibilò, avvicinandosi per baciarla. Roberta chiuse istintivamente gli occhi, ma un nuovo ceffone sulle mammelle nude le fece capire che non le era consentito. Suo malgrado, rispose al bacio del disgustoso assistente, offrendogli la lingua, mentre la mano di lui palpava il suo sesso lentamente. - Hai una bella bocca, - disse il Franchi, - sono certo che lo succhi molto bene. Ma io sono più interessato alla tua fica, Roberta.

La studentessa sentì che il Franchi le stava scostando il cavallo delle mutandine. Sentì la mano di lui sulla propria vagina nuda... e poi le dita del Franchi che la penetravano lentamente. Per un istante ebbe ancora l'impulso ad abbassare lo sguardo, ma i seni le bruciavano ancora per i ceffoni ricevuti; ricordò che doveva fissare il suo aguzzino. Si sentiva terribilmente umiliata, a fissarlo e baciarlo mentre lui le infilava indice e medio dentro il sesso, sogghignando.

- Ti piace, vero? - le disse lui, per aggiungere umiliazione a umiliazione. Roberta sapeva di doverlo compiacere. Con gli occhi gonfi di lacrime, annuì debolmente, mentre le dita del Franchi si spingevano più a fondo. - S... si... - mormorò suo malgrado.
Lui le colpì ancora i seni, con la mano libera. - Rispondi "si professore", puttana.

- Si... professore.... mi scusi... - mormorò lei.

Lui annuì compiaciuto, e si ritrasse. - Voltati, e piegati sulla scrivania, vacca.

Roberta si volse verso la scrivania di Franchi, e si piegò, appoggiando il busto sulla superficie. In questo modo, offriva le natiche nude all'uomo. Franchi sorrise, osservando le generose forme della ragazza. Il fondoschiena di Roberta, rotondo e pieno, non era meno carnoso dei suoi grossi seni. Franchi lo palpò con calma, colpendolo più volte con leggeri schiaffi, ai quali Roberta
rispondeva con deboli gemiti.

- Hai proprio un bel culone da vacca, - le disse. - Lo sai che hai un culo fatto per essere sculacciato, vero troia? - Mentre parlava, continuava a colpirla sulle natiche, con forza crescente. La carne giovane di Roberta sobbalzava a ogni colpo. - S... si... professore - mormorò lei.

Lui si chinò, e le abbassò pantaloni e mutandine fino alle caviglie, sfilandoglieli. Quindi le fece capire, con una serie di schiaffi all'interno delle cosce, di aprirsi di più. Roberta singhiozzava disperata, i seni nudi schiacciati contro la scrivania, la vagina e le natiche a disposizione del suo tormentatore. La mano di Franchi tornò a palparle la vagina aperta, da dietro. L'uomo massaggiava le grandi labbra, le infilava le dita dentro, le tirava i peli.

- Ora, Roberta, voglio sentirti dire che vuoi il mio cazzo. Anzi, dimmi che sei una vacca da monta e che hai bisogno di essere riempita della mia sborra.

Roberta piangeva. Non poteva dire quelle cose... - La prego... - singhiozzò.

- Vuoi che mi sfili la cintura, e la faccia assaggiare a questo bel culone? - disse lui. - O forse preferisci sentire la cinghia sulla fica?

- N... no professore la prego...

Franchi non rispose, aspettando. Roberta si morse le labbra, chiuse gli occhi. - Sono... sono una vacca da monta... - singhiozzò, - ho... bisogno di essere riempita della sua sborra... professore...

- Lo immaginavo, - disse Franchi, - la frusta è l'unico linguaggio che le vacche come lei capiscono.

Si slacciò i pantaloni con calma. Roberta sentì il rumore della zip e rimase in attesa, piangendo in silenzio. Franchi appoggiò il membro, duro e gonfio, sulla vagina aperta della studentessa. Il glande si fece strada fra le grandi labbra e poi dentro di lei. Roberta gemette, sentendo le dimensioni notevoli del membro che stava per violentarla. Il Franchi le afferrò le natiche carnose e spinse lentamente, introducendosi in profondità, e poi si fermò, schiaffeggiando le natiche della sua vittima. - Fammi sentire come lo vuoi. Masturbami con la fica.

Roberta ormai era disperata, e in potere di quell'uomo odioso. Strinse il membro di Franchi nella vagina, e fece ondeggiare i fianchi, facendolo scivolare avanti e indietro dentro di lei. Il Franchi la
teneva saldamente per le natiche, gemendo per il piacere che la giovane vagina di Roberta gli procurava. Iniziò a muovere le anche, fottendola con vigore. Roberta sentiva il membro del Franchi penetrarla a fondo, e i seni nudi che strisciavano sulla scrivania a ogni spinta. Quello che le stava accadendo sembrava un terribile incubo, ma tutto ciò che poteva fare era piangere sommessamente e prendere il membro del Franchi obbediente.

Dopo un tempo che le parve interminabile, sentì che Franchi si avvicinava all'orgasmo. L'uomo diede due ulteriori spinte, e poi lo sfilò. Ansimando, l'uomo iniziò a venire, schizzando abbondantemente sulla fica ancora aperta di Roberta. La ragazza sentì i fiotti di seme caldo che le bagnavano la grandi labbra e l'interno della vagina, colandole giù per le cosce nude. L'uomo schizzò ripetutamente, quindi si avvicinò alla scrivania e la afferrò per i capelli, facendole volgere il viso verso di lui.

- Pulisci con cura, vacca, - le intimò.

Roberta, senza osare fiatare, iniziò a leccare il membro ancora turgido del Franchi. L'uomo sorrise soddisfatto guardando l'attraente studentessa che usava la lingua sul suo membro, ripulendolo con cura. Istintivamente, Roberta portò una mano al proprio sesso per fermare il seme che le stava colando giù per le cosce, ma lui la fermò con una violenta pacca sul culo nudo. - Ferma, vacca. Le vacche non si vergognano di essere sporche di sborra.

Quindi, Franchi si ricompose, richiudendosi la patta. - Ora alzati, rimettiti mutandine e pantaloni, e vai pure, - le disse, freddamente. - Avvertirò il professor Mariani che ti sei meritata quel
voto di cui ha tanto bisogno.

Roberta si tirò su, asciugandosi le lacrime col dorso della mano. Senza osare ripulirsi, indossò le mutandine e i jeans, rimise i seni nelle coppe del reggiseno, e si riallacciò la camicetta. Il Franchi
non la guardava neppure più; si era seduto alla sua scrivania e stava leggendo qualche sua carta. Ignorò completamente la ragazza piangente. Roberta finì di vestirsi.

- Ringraziami per quello che hai avuto prima di andartene, - disse Franchi.

- Grazie, professore... - mormorò lei.

- Non voglio un generico grazie. Ringraziami per quello che hai avuto nella fica e sulla fica. E usa le parole giuste, non termini da educanda. Potrei ancora ripensarci.

Roberta arrossì, asciugandosi nuovamente le lacrime. - Grazie... per avermi dato... il suo
cazzo... e la sua sborra... professore.

Si sentiva degradata come la peggiore delle prostitute. Franchi fece un ghigno, e un cenno con la mano per dire che andava bene. Roberta prese la sua borsa e si avviò fuori dall'ufficio.

lunedì 23 agosto 2010

Le umilianti confessioni di un marito cuckold (trailer)

Quanto segue è un frammento di una storia che sono in procinto di scrivere, e che si intitolerà "Le umilianti confessioni di un marito cuckold". Consideratelo un trailer...


- Non riesco a decidere quali scarpe abbinare al vestito, vieni qui e consigliami. Marco sarà qui fra poco, e voglio che mi trovi pronta.

Marco era il nuovo fidanzato di mia moglie... aveva cominciato a uscirci da un paio di settimane. Giovane, muscoloso, moro, il suo tipo. Mentre la raggiungevo in camera, dove si stava preparando per uscire con lui, il cuore iniziò a battermi più forte al solo pensiero che fra pochi istanti avrei visto la mise che aveva scelto per quella serata.

Era mozzafiato. Rossella, mia moglie, 36 anni, capelli lunghi bruni ricci, occhi verdi, un viso da modella, una quinta di reggiseno... è bella anche quando indossa jeans e maglietta. Quella sera aveva un bell'abito nero a tubino, con spalline sottili e un'ampia scollatura, tanto che conoscendo le nostre regole distolsi subito gli occhi per non vedere troppo del suo seno senza autorizzazione. Si era truccata e profumata con cura e messa alcuni dei suoi gioielli più belli... tutti miei regali. Era splendida. Vedendomi entrare in camera mi sorrise. - Oh, eccoti. Devi proprio aiutarmi. Sono così emozionata per questo appuntamento. Vieni qui, ti confido una cosa.

Rossella era seduta sul letto. Quando fui vicino a lei, prese l'estremità del guinzaglio che mi aveva messo al collo da qualche tempo, tirando delicatamente per farmi avvicinare il volto al suo e dirmi qualcosa nell'orecchio. Istintivamente mi inginocchiai accanto a lei. Rossella mi faceva spesso queste confidenze, con un tono così candido, come se stesse parlando a una sua amica. Avvicinò le labbra al mio orecchio... potevo sentire il suo profumo così intenso. - Lo sai, credo di non avere mai avuto un uomo così dotato. Ce l'ha proprio grosso... ci credi che al solo pensiero già mi sto bagnando tutta?

- Davvero? - fu tutto quello che riuscii a replicare. Lei avvicinò di più la bocca al mio orecchio, sfiorandomi appena il lobo con le labbra. - Oh si, davvero.

Lasciò il guinzaglio e mi mostrò le due paia di scarpe fra cui era indecisa. - Dai, scegli.

Entrambe avevano tacchi vertiginosi ed erano eleganti; un paio erano sandali, l'altro scarpe chiuse. Rimasi qualche secondo in silenzio. Lei di nuovo prese il guinzaglio e tornò a tirarmi a lei per parlarmi nell'orecchio. - Scegli quelle che ti sembrano più da troia... - sussurrò. - Lasciamo che Marco capisca quello che voglio.

- I sandali, - dissi io infine. Lei sorrise. - Pensi che siano sexy? - Io annuii. - Lo pensa anche Marco, - disse. - Sono l'unica cosa che mi ha lasciato tenere addosso la prima volta che ci siamo incontrati, nel suo ufficio, prima di inginocchiarmi a fargli un pompino.

- Ora devo scegliere quali mutandine mettere... o se non metterle affatto, - disse poi. - Non voglio che tu guardi, quindi vai di là. Se arriva Marco apri tu.

Io la guardai esitante. - Ma... io sono nudo...

- Ho raccontato tutto di te a Marco, - rispose lei, picchiettando con l'unghia smaltata dell'indice sulla capsula di plastica trasparente della cintura di castità in cui il mio membro era intrappolato. - Gli aprirai la porta e gli offrirai da bere, e poi lo ringrazierai per avermi scopato e avere intenzione di scoparmi ancora. Inoltre gli chiederai come favore personale di trattarmi come una vera troia stasera.

Io annuii. - Va bene.

Pochi minuti dopo suonò il campanello, e andai ad aprire. Non sapevo molto di Marco; era un dirigente dell'azienda di mia moglie Rossella, lei lo trovava affascinante, irresistibile, maschio, e gli si era offerta. Sapevo che scopava mia moglie tutti i giorni, che la trattava come un proprio oggetto e che questo a lei piaceva. Sapevo che in una delle loro prime uscite assieme aveva pagato il pieno alla sua porsche concordando col benzinaio che Rossella sarebbe andata per una settimana a farsi riempire di sborra la fica da lui, e lei lo aveva fatto.

Quando aprii la porta mi guardò con un'aria divertita ed entrò, chiedendomi dov'era mia moglie. - Si sta preparando - risposi, - arriverà fra poco.